04 dicembre 2023
04 dicembre 2023

Jorgensen a Udinese Tonight: “Come tornare a casa”

La leggenda bianconera ospite a TV12

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Sette stagioni in bianconero e un ricordo mai tramontato nel cuore dei tifosi. Martin Jorgensen è stato protagonista del prepartita con l’Hellas Verona e ha replicato presenziando negli studi di Udinese Tonight. “Mancavo qui da tanti anni, non ero mai stato nel nuovo stadio ma è sempre come tornare a casa”, dice in perfetto italiano l’ex centrocampista. “Mi sono sentito bene ieri sera, peccato solo per il risultato finale – continua – È stato bello risentire i tifosi friulani. È tutto come ai vecchi tempi”.

Già, i vecchi tempi. Dal 1997 al 2004, per essere precisi. Annate indimenticabili per ‘il computer’, questo il soprannome che Alberto Zaccheroni coniò per Jorgensen con riferimento alla diligenza tecnica che metteva in campo. “Ringrazio i miei compagni per i tanti begli anni passati qui, anche nelle competizioni europee. C’era voglia di giocare insieme un calcio bello da vedere – rammenta – Noi giocatori eravamo un gruppo e i tifosi erano come una grande famiglia. Ricordo che quando uscivamo dallo stadio andavamo a mangiare panini e bere un bicchiere di vino, una cosa che non ho mai visto né prima né dopo.”

Il danese mostra grande affetto verso le Zebrette: “Ognuno ha la squadra che merita, io ho meritato l’Udinese”. Club che negli anni ‘90 vantava “giocatori fortissimi come Oliver Bierhoff e Marcio Amoroso e il connazionale Thomas Helveg, col quale è rimasto in contatto. “Lo sento ancora adesso – rivela – Andiamo in bici insieme e una volta all’anno partecipiamo a una gara di beneficenza. Va sempre più forte di me!”. Poi nel 2004 il passaggio alla Fiorentina. “Forse sarei potuto andare in una società più grande – prosegue – ma andai a Firenze per giocare, non volevo fare il 24esimo uomo in panchina”.

Infine il ritorno in patria al suo primo club, l’Aarhus. “Volevo tornare a casa per partecipare al Mondiale 2010 a 34 anni. Ho smesso a 39, forse anche troppo tardi – ammette con un accenno di sorriso – per questo non ho mai pensato di chiudere la carriera a Udine”. Smettere col calcio giocato “non è stato tanto difficile, perché cominciavo a sentire la fatica di allenarmi ogni giorno e i giovani correvano troppo veloce”. Una transizione rapida con ciò che è accaduto successivamente: “Avevo tante proposte su cosa fare dopo, era il momento giusto per dire basta”.

Jorgensen ha infatti “allenato l’Under 14 dell’Aarhus per sei mesi. Ero anche nello staff della Nazionale maggiore della Danimarca, ma ho due figli a casa che giocano a calcio, ho scelto loro”. Adesso l’ex centrocampista lavora in televisione e segue “sulle 50 partite l’anno, dopodomani sarò a Manchester. Inoltre ho un’agenzia di viaggi che curo per hobby. Faccio quello che sento di fare e mi diverto, ogni tanto lavoro troppo e altre volte non faccio niente – confessa ridendo – E guido ancora il pullman, l’ultima volta tre mesi fa con mio figlio e la sua squadra per Berlino!”.

L’appuntamento calcistico più recente è quello di ieri, 3-3 tra Udinese e Hellas Verona. “Ho visto una squadra che all’inizio ha giocato molto bene, aveva fiducia – commenta riferendosi ai bianconeri – Poi un rigore sfortunato ha riaperto la partita. Lì è subentrata la paura di perdere ed è arrivato il loro gol. Al 97’ bisogna essere più furbi e non buttare la palla, ma in questo aiuta l’esperienza”. Quelli commessi, spiega, “sono errori che paghi caro, ma la squadra è giovane e sa giocare. Serve un po’ di tempo e di testa, fondamentale nelle posizioni basse della classifica”. I tifosi “devono star dietro alla squadra. Questo sarà un anno complicato, ma anche quando c’ero io abbiamo avuto periodi difficili. La società merita fiducia”.

In chiusura di trasmissione a Jorgensen viene chiesto di rivolgere qualche suggerimento a Thomas Kristensen, anche lui danese e proveniente dall’Aarhus: “Gli consiglio di imparare subito l’italiano – risponde diretto, aggiungendo come fare – Deve andare in giro per i bar a bere vino e mangiare prosciutto come ho fatto io. In questo modo potrà apprendere la lingua girando il posto e non stando solo a casa. E deve allenarsi duramente”. A livello tecnico, il giovane difensore “deve essere un po’ più attento, ma è un buon giocatore. In Danimarca non pensiamo molto a difendere, perciò gli serve acquisire la mentalità italiana”.