L’ospite di questa settimana a Udinese Tonight è stato il capitano bianconero Florian Thauvin, recentemente diventato papà per la seconda volta e tornato proprio nelle ultime due giornate in campo dopo l’infortunio patito contro l’Inter. Ecco cosa ha detto:
“È stata una settimana un po’ difficile, sono arrivati risultati non buoni. Entrambe le sconfitte fanno male ma la più complessa da accettare è quella con il Venezia. Sul 2-0 la partita dev’essere chiusa, devi gestirla e aspettare con esperienza per fare poi il terzo e magari il quarto gol in contropiede, invece gli abbiamo dato la possibilità di fare un gol e hanno preso fiducia. Questo non deve succedere. Quest’anno va meglio dello scorso anno dal punto di vista mentale, ma non dobbiamo dimenticare la scorsa stagione. Quest’anno abbiamo vinto le partite perché siamo concentrati e lavoriamo. Dobbiamo continuare così per non perdere più partite come quella di Venezia”. Sulla stessa lunghezza d’onda anche Runjaic, come riferisce l’attaccante bianconero: “Dopo la Juventus il mister ci ha parlato e ha detto di non dimenticare lo scorso anno, ma anche di ricordarci chi siamo e come abbiamo vinto le partite quest’anno. La nostra forza è fare le cose tutte assieme e lavorare tanto, le grandi squadre hanno più qualità di noi e quindi dobbiamo essere una squadra. Abbiamo un gruppo giovane ed è facile montarsi la testa, quindi il mister e i giocatori con più esperienza devono mantenere la calma nello spogliatoio. Dobbiamo lavorare, iniziare bene le partite, vincere i duelli. Ora siamo in una buona posizione ma ci vuole poco a cadere più in basso. Dobbiamo rimanere concentrati”.
Proprio nella settimana appena trascorsa Thauvin è rientrato in campo dopo oltre un mese: “L’infortunio è stato un peccato. Mi ha tenuto fuori cinque settimane e per un giocatore è difficile, ti fa perdere il ritmo. Anche contro la Juventus questo è stato un problema, mi mancava l’esplosività per vincere gli uno contro uno. Ora devo lavorare per recuperarla. Non sono felice in questo momento perché non mi sento al top. Quattro costole rotte non sono un problema da nulla, è difficile lavorare così ma devo dare il massimo e recuperare. Per me è importante dare il mio meglio ogni giorno, nel calcio come nella vita, e quando non è abbastanza si deve abbassare la testa e lavorare”.
Prima di questo stop forzato la stagione di Thauvin stava andando a gonfie vele, ma è stato il risultato di un lungo processo di crescita iniziato al suo arrivo nel gennaio 2023 dal Tigres: “Dopo il Messico non ero pronto fisicamente, dovevo lavorare tanto ma non dobbiamo dimenticare che, se vuole prendere il ritmo, un giocatore deve giocare e il mister non mi ha dato continuità da questo punto di vista. La responsabilità è mia perché non ero pronto fisicamente, ma mi aspettavo più aiuto dall’altra parte. Nel 2023/24 con Sottil ho iniziato bene la stagione ma i risultati non arrivavano, poi è subentrato Cioffi e mi ha messo in panchina. Ora tra noi è tutto risolto, ma al tempo abbiamo avuto differenze di vedute. Per lui io e Pereyra non potevamo giocare assieme. Prima della partita contro la Fiorentina siamo andati a pranzo solo io e lui e mi ha detto ‘Ti vedo in forma, ma per entrare nei titolari devi dimostrarmi che puoi cambiare una partita’. Io ho risposto che ero pronto. Con la Fiorentina sono entrato, ho segnato e sono andato dal mister dicendogli: ‘Ora devo giocare’, ma lui ha aggiunto che la partita dovevamo vincerla. Gli avversari hanno pareggiato all’ultimo minuto. La settimana dopo sono tornato da Cioffi e gli ho detto: ‘Allora contro il Milan gioco’. La sua risposta è stata: ‘Non abbiamo vinto, quindi non giochi titolare’. Mi ha fatto entrare all’intervallo e io ho subito segnato, quindi sono tornato da lui e gli ho ripetuto: ‘Ora devo giocare’. Da lì ho giocato tanto e molto bene, peccato solo essermi fatto male prima della fine della stagione”. Sulla stagione passata poi aggiunge: “L’anno scorso mi sono mancati gol e assist, mentre quest’anno sono tornato a fare quello che facevo a Marsiglia. È stato l’anno più difficile della mia carriera, perdere tutte le partite non mi faceva dormire la notte, mi vergognavo. Quest’anno possiamo fare belle cose con la squadra e posso tornare in nazionale. Dopo i momenti difficili la cosa più importante è divertirsi a giocare”.
“La passione per me è la cosa più importante. Va bene il talento, ma è la passione che ti fa lavorare e con il lavoro si può raggiungere ogni traguardo” dice Thauvin, e questa passione lo ha portato fino sul tetto del mondo con la sua nazionale nel 2018: “Quando abbiamo vinto il mondiale facevo fatica a crederci, perché è il sogno di tutta una vita, ero molto orgoglioso”. Il capitano bianconero manca dalla nazionale dal 2019, ma quest’anno il suo ritorno sembra più vicino che mai: “La nazionale è ancora il mio sogno e sempre lo sarà. Come ho detto, con il lavoro e la passione tutto è possibile”.
Prima di arrivare a Udine, Thauvin è stato anche una bandiera dell’Olympique Marsiglia: “Giocare nel Marsiglia per me era un sogno e ho sempre giocato con passione lì, abbiamo fatto belle cose e ho dato il meglio di me, come faccio ora con l’Udinese. Ora amo molto l’Udinese, è una seconda famiglia per me, ho anche un figlio friulano adesso. La gente viene allo stadio per vivere emozioni e io penso di potergli dare queste emozioni”. Tra queste due esperienze molto positive per lui, però, c’è stata la già citata parentesi al Tigres: “Dietro a ogni giocatore c’è un uomo, e dopo otto anni al top a Marsiglia con tanta pressione addosso era arrivato un momento in cui la mia testa aveva bisogno di cambiare e ritrovare tranquillità. Ho fatto l’errore di pensare che a 28 anni fosse il momento di andarsene dall’Europa, ma era arrivato il mio primo figlio e vedevo poco la mia famiglia, la pressione era tanta e ho pensato che fosse il momento per stare di più con i miei cari. Non era il momento di andare in Messico, in quel momento pensavo avrei giocato ancora solo quattro o cinque anni, ora ne ho 31 e penso di arrivare fino a 37-38. Dopo due o tre mesi in Messico ho detto a mia moglie ‘Cosa sto facendo? Questo non è il mio posto’. Era meglio cambiare aria e così poi sono arrivato a Udine”.
Thauvin torna poi sull’inizio della sua avventura in bianconero: “Quando sono arrivato a Udine era un momento difficile, in Messico era andata male, qua ero arrivato senza la mia famiglia. Era come essere tornato a quindici anni prima, dovevo dimostrare di nuovo a tutti di poter giocare ad alti livelli. All’inizio è stata dura, in allenamento facevo bene ma in partita era difficile dimostrare le mie capacità giocando poco, trovavo una nuova posizione, un calcio diverso da quello a cui ero abituato, una squadra difensiva, erano tutte cose nuove per me. È stato complicato adattarmi e il mio livello, di conseguenza, non era buono: era difficile da accettare per me. Era andata male in Messico, stava andando male a Udine, non poteva continuare così. Nella vita ci sono momenti in cui bisogna avere pazienza e lavorare, io l’ho fatto e sono tornato ad un livello importante”. Lo ha fatto anche grazie a Kosta Runjaic, che ha creduto in lui dal primo giorno: “Ho sentito subito che le cose erano diverse con Runjaic, vediamo il calcio allo stesso modo. Anche con Cannavaro era così, peccato essere stato sempre infortunato quando c’era lui. Il mister e Inler mi hanno subito dato fiducia e li ringrazio, un giocatore ne ha bisogno”.
La chiusura è dedicata alla famiglia, appena allargatasi con l’arrivo del piccolo Leandro: “Sono andato via di casa molto giovane e per tutta la vita mi è mancato stare in famiglia. È sempre stato un sogno quindi avere la mia famiglia in casa. Non sono una persona che esce molto, preferisco stare a casa con mia moglie e i miei figli. È un momento importante di calma e amore”.