14 gennaio 2025
14 gennaio 2025

Inler: "Per i giocatori sono sempre presente, in questo momento stiamo bene"

Il responsabile dell'area tecnica a Udinese Tonight

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Questa settimana a Udinese Tonight l'ospite non è un giocatore, ma il responsabile dell'area tecnica Gokhan Inler. Con lui si è parlato del momento della squadra, del suo ruolo, del rapporto con i giocatori ed è riaffiorato anche qualche ricordo della sua esperienza in maglia bianconera da giocatore.

“Ho passato un bel weekend dopo la partita di sabato, ma preferivo vincere. Nel calcio devi fare anche i punti, ma siamo felici e guardiamo già alla prossima gara. Non è da questa partita che giochiamo bene, è un percorso che abbiamo avviato da inizio stagione, abbiamo lavorato tanto e dobbiamo lavorare ancora tantissimo. Contro l’Atalanta abbiamo dimostrato di poter giocare ad altissimi livelli”. Inler approfondisce anche il motivo di queste prestazioni: “Facciamo prestazioni del genere perché stiamo bene fisicamente. I ragazzi lavorano bene, stanno bene e devo fare i complimenti allo staff tecnico e ai preparatori. Dobbiamo continuare a seguire questi ragazzi perché ne hanno bisogno e ogni partita è fondamentale. La gara con l’Atalanta l’abbiamo studiata bene, conoscevamo la loro fisicità e per fare una prestazione del genere devi arrivare pronto. Peccato solo per il risultato, alla prossima abbiamo già una partita ancora più difficile”. Non si sbilancia, però, su quello a cui questa squadra può ambire: “Ho una mentalità vincente, ma dobbiamo tenere i piedi per terra, costruire e lavorare bene per arrivare in alto. Stiamo facendo bene ma non basta: le somme si tirano alla fine. I punti persi poi si compensano, se fai buone prestazioni raccogli sempre qualcosa in più”.

Contro l’Atalanta l’impatto di Solet e Sanchez è stato evidente anche a Inler: “Avere giocatori di esperienza come Sanchez, Thauvin o Solet incide molto. Servono quattro o cinque giocatori in squadra con esperienza internazionale. I ragazzi ascoltano molto Sanchez, poi lui non vedeva l’ora di rientrare e si è visto contro l’Atalanta come si divertiva in campo, ma anche quanto parlava con i compagni. Abbiamo bisogno di giocatori così, quando li hai in campo fai anche prestazioni migliori. Dopo la partita gli ho fatto i complimenti, ha dato il massimo per rientrare. Ha dimostrato di essere un leader dentro e fuori dal campo, io e lui parliamo tanto anche per gestire i ragazzi più giovani, che guardano tanto a lui. Sanchez lo senti ogni allenamento: parla, scherza, dà consigli. E tutti ascoltano. Solet ha ancora margini di crescita, si è allenato molto bene in questi mesi, non è stato facile per lui restare fuori. Nell’ultimo mese lo abbiamo preparato e motivato, anche scherzando, ma ora non è più il momento si scherzare per lui e lo si è visto in campo. Contro Verona e Atalanta ha fatto la differenza”.

Inler è tornato a Udine la scorsa estate, con un ruolo che non si vede spesso nel calcio italiano: “Il mio è un ruolo moderno. Compri i giocatori, e va bene, ma poi chi se ne occupa? È molto più importante. Qui a Udine arrivano i talenti e devi metterli sulla strada giusta, è fondamentale essere presenti. Per me è fondamentale anche stare in panchina durante la partita, perché lì vedo anche dinamiche che mi perderei stando seduto in tribuna. Sono presente ogni secondo per i giocatori, ogni giorno passo a salutare tutti guardandoli negli occhi e già lì capisco come sta ognuno di loro. Io sono sul pezzo e sarò sempre lì, non sono uno che abbaia troppo ma vado dritto al punto. Quando vuoi vincere devi dare il massimo. Con i giocatori uso un po’ di carota ma anche il bastone. Io sono sempre presente per loro, faccio più volte all’anno delle riunioni singole, servono a migliorare le cose, perché magari i giocatori hanno dei pensieri ma non li esternano e io voglio togliere questi punti di domanda per vederli poi concentrati sul campo. Anche da queste cose vengono le nostre prestazioni. Puoi chiamarlo un po’ psicologia, un po’ mental coaching, ma sono cose che arrivano dalla mia esperienza come giocatore. Questi ragazzi hanno tutto, più di quello che avevo io quando ero qua, ma dobbiamo anche spronarli ad essere professionisti seri. Il presidente non regala nulla e bisogna esserne consapevoli”. 

Per questa opportunità il responsabile dell’area tecnica bianconero sa chi ringraziare: “Ringrazio la famiglia Pozzo, soprattutto Gino che mi ha aiutato tanto e con cui sono rimasto sempre in contatto dopo essere andato via da Udine. Mi hanno dato questa opportunità soprattutto per la mia mentalità. Anche il mister è nuovo e anche per lui non è stato facile, ma lo abbiamo aiutato tantissimo, abbiamo lavorato su molte cose. Dopo lo scorso anno la squadra era arrabbiata, delusa, triste – come anche la tifoseria e i giornalisti – volevo subito cambiare delle cose e finora si è vista l’importanza di essere tutti un'unica famiglia. Finora sta andando bene, anche il mister ha fatto vedere le sue qualità, sono contento”.

Inler ha detto basta al calcio giocato solo alla fine della scorsa stagione: “Fino a 39 anni ero sicuro di voler giocare, poi lì mi sono detto “Arrivo a 40 e smetto”, ma con in testa l’idea di fare il dirigente, più che l’allenatore o altro, perché mi piace lavorare a 360° ed essere vicino ai giocatori, all’allenatore, al presidente. Per ora mi sto divertendo, ci sono anche giornate meno belle ma devi essere sempre positivo per i ragazzi. È diverso rispetto a quando ero calciatore, lì se ero giù di morale mi allenavo in silenzio e poi andavo a casa, ma ora non posso farlo perché i giocatori hanno bisogno di me. È una cosa che faccio con il cuore. Lo scorso anno è stato un anno di riflessione, ero tornato al Besiktas non per fare solo il giocatore, di solito non prendono giocatori della mia età ma io ero lì anche per dare una mano all’allenatore, per la mia leadership in spogliatoio. Poi è cambiata la dirigenza e mi hanno messo fuori, quindi ho avuto tempo per riflettere e mi sono detto “È ora di smettere e cambiare carriera”. Ho metabolizzato il fatto di non essere più un calciatore, ma quando sono seduto in panchina vorrei entrare in campo. Vivo la partita e voglio trasmetterlo ai ragazzi”.

E chi è il più simile ad Inler degli attuali centrocampisti bianconeri? “Dei nostri centrocampisti io mi rivedo in Karlstrom come testa – con lui parlo tanto, sta lavorando bene, è un ragazzo intelligente – come tiro vedo somiglianze in Lovric e Atta, mentre Payero ha la mia aggressività. Poi c’è Zarraga che mi piace molto, sta lavorando tanto, è un professionista esemplare. Non posso dire nulla dei ragazzi, lavorano, si impegnano e anche per questo abbiamo un buon rapporto”.

È un difensore, invece, che per Inler potrebbe far vedere belle cose: “Un giocatore che potrebbe sorprendere è Abankwah, finora lo abbiamo visto poco ma piano piano si sta prendendo il suo spazio. Quando quest’estate è rientrato dal prestito subito io e il mister abbiamo visto qualcosa in lui. Ascolta sempre, lavora sempre bene, ieri in allenamento ha fatto un bellissimo gol. È un giocatore per il futuro dell’Udinese”.

C’è spazio anche per un amarcord della carriera da calciatore dell’Udinese: “Il primo ricordo che mi viene in mente del mio periodo a Udine da giocatore è la partita di ritorno contro il Werder Brema. Avevo fatto gol e credevo che avremmo potuto batterli, grazie anche ai nostri tifosi che erano tantissimi. Quell’urlo dopo il gol lo sento ancora dentro di me”.

Infine, uno sguardo a questo mercato di gennaio: “Riguardo al mercato in entrata non posso dire molto, ma siamo abbastanza a posto anche perché abbiamo tanti giovani che possono crescere. In uscita vediamo, magari qualche prestito, ma non è sempre facile trovare delle soluzioni adeguate. Ora abbiamo tanti giocatori ad esempio in attacco, Pizarro è al Sudamericano Sub 20 e starà via un mese, poi vedremo. Con Brenner ho lavorato tantissimo, mi dispiace per lui ma fino ad oggi è stato un professionista, con lui parlo tanto e magari lo scorso anno gli è mancato qualcuno con cui parlare. Abbiamo tante culture in spogliatoio, non puoi parlare ad uno scandinavo nello stesso modo in cui parli ad un brasiliano. Con Brenner sono però stato anche chiaro, lui continua ad allenarsi e vedremo quando avrà una chance”.