“Rivedendo la partita di ieri il sapore che ho in bocca non è amaro, anzi. È ancora più dolce”. Il mister bianconero Gabriele Cioffi, ospite a Udinese Tonight, non rinnega i pensieri che hanno seguito il pareggio di ieri contro l’Atalanta. Un punto arrivato dopo una gara dominata fino a tre minuti dalla fine, quando al gol di Walace ha risposto Ederson alla prima vera azione pericolosa dei bergamaschi. “Riguardavo il match e speravo cambiasse il risultato. Purtroppo non è stato così – ironizza con un mezzo sorriso – allora l’ho stoppato al 91esimo e sono andato a pranzo”. Il sorriso è invece pieno quando l’argomento diventano i suoi giocatori. C’è un’infinita dolcezza nello sguardo quando dice che “in questa squadra rivedo me, i ragazzi sono umili ma coraggiosi. Quando sento che usano le mie parole significa che li ho presi. Ora c’è la sosta, poi riprenderemo il campionato sapendo che non abbiamo ancora fatto niente”.
Nei pochi giorni trascorsi dall’inizio del suo secondo mandato in bianconero Cioffi racconta di aver “guardato, ascoltato e dato ai ragazzi la possibilità di esprimersi. Sono stato fortunato a trovare terreno fertile immediatamente. Per lavorare c’era poco tempo – ricorda – perché ho cominciato mercoledì pomeriggio e quattro giorni dopo eravamo già a Monza. Ho usato i video e il dialogo, quando hai giocatori così l’apprendimento è veloce”. Grande merito va alla piazza: “Qui pensi a fare l’allenatore e basta, tante altre dinamiche non ti toccano – continua il mister – rimani concentrato sul campo e sulla gestione della squadra. Era quello di cui avevo bisogno. Così ho disfatto le valigie che avevo preparato per l’Arabia Saudita e le ho fatte per Udine”.
Un tema delle ultime ore è che, se il rigore ottenuto alla mezz’ora fosse stato segnato, forse la partita sarebbe stata diversa. Ma coi ‘se’ e coi ‘ma’ non si va lontano e Cioffi torna sull’argomento per chiudere definitivamente la questione: “Ci sono più di due rigoristi. Il primo sono io, ma non potevo tirarlo – afferma a scudo dei suoi giocatori – Ieri erano Isaac Success e Roberto Pereyra. Non so come sia andata in campo, credo che il Tucu abbia lasciato la palla. E se è stato così ha fatto bene”. Il penalty calciato dall’attaccante nigeriano “ha preso il palo per un centimetro. È un ragazzo estremamente sensibile, con un potenziale inespresso altissimo – continua – Il rendimento che ha avuto in queste settimane mi fa essere sempre più convinto su di lui. Nel Dna non ha 20 gol, ma non ho dubbi che ne abbia dieci. E non li farà solo su rigore”.
Finché non si sbloccheranno gli attaccanti, “che hanno tutti gol di natura, come ho già detto raccatteremo reti da tutte le parti. Gli esterni sono sempre più coraggiosi, anche i centrocampisti. Ho fatto delle scelte contro il Monza per ripartire – racconta – ma se avessi cambiato gli interpreti i risultati sarebbero stati gli stessi”. Uno di questi è stato Joao Ferreira, schierato come terzo centrale di difesa sulla destra per “creare una catena che mettesse in difficoltà l’Atalanta. La richiesta che gli ho fatto era di essere coinvolto, per lui è naturale. Ero sicuro che avrebbe giocato bene, non sapevo a un così alto livello – ammette il tecnico – Ma con la fiducia tutti ti stupiscono di più. Mi è dispiaciuto doverlo togliere presto per problemi intestinali”. Bene anche il suo compagno a destra, Festy Ebosele, “un giocatore di spazio che però veniva dentro al campo per prendere la palla. Col lavoro queste cose vengono fuori”.
Negli spogliatoi, dopo il fischio finale, “c’erano diversi musi lunghi, poi abbiamo sdrammatizzato tutti insieme – svela Cioffi – Uno dei ragazzi è venuto da me e mi ha detto che avrò un gran problema: decidere chi far giocare. Sono felice di avere problemi del genere”. Felicità che però non gli offusca la mente al punto di prendersi meriti che non considera suoi. “I complimenti fanno piacere, ma voglio sottolineare che vanno fatti ai ragazzi, non a me – asserisce – Il compito di un allenatore è innescare qualcosa che riconosce, ma i contenuti i giocatori li hanno sempre avuti. Sono io che dico bravi a loro, perché se la loro testa non avesse compreso le mie richieste staremmo parlando d’altro”. Al tecnico non piace “parlare di senatori, ma di giocatori importanti che andavano responsabilizzati. Da lì la scelta di far giocare la Coppa Italia ai giovani – spiega – La loro prestazione ha fatto sì che i più esperti non si sentissero soli nel dover trascinare gli altri”.
Cioffi poi affronta il tema delicato di tenere alte le motivazioni di chi gioca poco. “Sto penalizzando molti per scelte tecniche, come Oier Zarraga, Lorenzo Lucca o Sandi Lovric. All’allenamento di stamattina sono andati fortissimo – prosegue – Sarà compito mio mantenerli affamati, perché chi sta fuori oggi sarà il titolare domani. Prima o poi una febbre o una squalifica apre una porta, che diventa un portone per chi ha lavorato bene. Lucca ha dentro 13/14 gol, al momento è il capocannoniere dell’Udinese. Sta a me valorizzarlo e sta a lui farsi valorizzare”. Un altro dei ‘penalizzati’ è Adam Masina, il quale “ieri è rimasto fuori per scelta tecnica, viene da un lungo infortunio ed è in grande ripresa. Oggi si è allenato benissimo”. Chi sta tornando ai suoi livelli è Lazar Samardzic, con cui il mister fa “un giochino con lui dall’inizio. Gli chiedo come si va con la palla e lui risponde ‘Forte’. E senza? ‘Fortissimo’. Anche perché se non va forte ha tanti giocatori pronti dietro di lui. L’ha capito e ha alzato il suo standard – dice – A Monza ha fatto una partita di sacrificio, a Milano ci ha aggiunto sprazzi di qualità e con l’Atalanta ha fatto una gara al suo livello. Non dico che sia tornato, probabilmente non è mai andato via”.
In chiusura di trasmissione, all’allenatore viene domandato del suo rapporto con la fede. “Un mio vecchio compagno di squadra, Gabriele Graziani, il figlio di Ciccio, mi chiamava padre Ralph – ricorda ridendo – La fede è molto importante per me, va oltre il vincere o perdere una partita. Pregare mi fa stare bene, non è per essere bigotto ma cerco di vivere nella vita quotidiana molti aspetti della cristianità. Non ho la presunzione di essere perfetto, ovviamente. Anche tanti dei nostri ragazzi in squadra sono profondamente credenti, è una cosa che crea legame”.
L’ultimo commento di Cioffi è sulle proposte di panchina ricevute dall’estero: “Le offerte che ho avuto venivano da Egitto, Indonesia, Ungheria e l’ultima dall’Arabia Saudita, per la quale avrei firmato. Mancavano solo gli ultimi dettagli, ne ho parlato con mia moglie e ci siamo detti che la notte avrebbe portato consiglio. Poi mi ha chiamato l’Udinese. Il mio primo pensiero è stato ‘Che culo’”. E così eccolo ancora in bianconero, in seguito alla parentesi al Verona. “Un allenatore si vede dopo un’esperienza difficile, e la mia a Verona non ha né colpe né colpevoli – conclude con onestà – A volte le relazioni si incastrano, altre no. Siamo dispiaciuti tutti, ma da lì esco diverso e questa esperienza mi dà più carica da trasmettere al gruppo. Mi sento al posto giusto nel momento giusto”.