11 aprile 2020
11 aprile 2020

ENZO FERRARI

Prima parte della quarta puntata della rubrica "Gli allenatori della storia bianconera"

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Non solo non si è “spaventato” quando la società bianconera ha puntato su di lui per concretizzare un nuovo e più ambizioso progetto, ma si è subito rimboccato le maniche spinto dall'entusiasmo, soprattutto dalla fiducia di poter guidare i bianconeri verso mete più ambite, in grado di poter rivaleggiare alla pari con le grandi e conquistare traguardi sempre più importanti, compreso il più prestigioso. Dopo un iniziale certosino e competente lavoro però la sua opera è rimasta incompiuta: il nono posto conquistato dall' Udinese nel 1983-84, la stagione di Zico, quella dei sogni del popolo friulano, strideva con il potenziale messogli a disposizione. In effetti era così. Gli furono addossate quasi tutte le colpe del fiasco. In realtà si era da subito compreso che era il meno colpevole di tutti. Enzo Ferrari, anzi Ferrari Enzo come voleva farsi chiamare in segno di rispetto per il “Drake di Maranello, è diventato il capro espiatorio dell'insuccesso. In verità il “bel giocattolo” in casa Udinese si era deteriorato sul nascere, appena poche settimane dopo l'acquisto del Galinho (1 giugno 1983) allora definito il più forte calciatore al mondo,che aveva illuso i tifosi che hanno sottoscritto 26611 abbonamenti e azioni “pro Zico” del valore complessivo di un miliardo e mezzo di lire. Cifre importanti, per un importante mirato progetto firmato Lamberto Mazza - Franco Dal Cin con il primo che verso la fine di giugno del 1983 è stato estromesso dal vertice della seconda industria italiana, il Gruppo Zanussi che aveva guidato per tre lustri. La Zanussi tre anni prima per volere di Mazza aveva acquisito proprio l' Udinese, diventata ventinovesima società del Gruppo di Porcia. Senza il sostegno poi della Zanussi sono venute meno il necessario apporto economico-finanziario e le premesse per duellare alla pari di Juventus, Roma, Inter, per cercare di vincere quello scudetto che invece ha preso la via di Verona, 1984-85. Il cambio al vertice della del gruppo industriale che poi si è svincolato dall' Udinese Calcio, ha costituito il primo inequivocabile preoccupante segnale di inversione di rotta, di un ridimensionamento delle velleità societarie. Il divorzio poi Udinese-Dal Cin nella primavera del 1984, con la squadra che viaggiava in sesta piazza in perfetta media per conquistare il pass per accedere alla Coppa Uefa, un serio infortunio occorso a Zico l'8 marzo a Brescia nell'amichevole contro le rondinelle, hanno fatto il resto. Via, via l' Udinese si è “sgretolata”, ha chiuso al nono posto, l'anno dopo, ma con Luis Vinicio in panca al posto di Ferrari esonerato dopo l'ultima giornata del torneo 1983-84 (Udinese-Milan, 1-2 e prima ancora di disputare i quarti di finale di Coppa Italia con in Verona), si è salvata nel finale. Enzo Ferrari nel 1984-85 si è consolato guidando con bravura il Real Saragozza dove è rimasto una stagione meritandosi gli onori della cronaca per aver espugnato la roccaforte del “Bernabeu”, Real Madrid-Saragozza, 1-2. Ferrari è nato il 21 ottobre 1942 a San Donà di Piave, suo padre, Gino, era l’allenatore di Moreno Argentin uno dei più forti ciclisti italiani del dopo guerra. Dal genitore ha appreso la passione e l’amore per le due ruote, da allievo ha vinto alcune corse, ma Enzo tra una gara e l'altra giocava pure a calcio, l'altra sua passione; se la cavava bene tanto che poi, quando si è trattato di decidere che strada intraprendere ha optato per questa disciplina sportiva evidenziando non solo una spiccata personalità, ma anche un tiro potentissimo con il piede sinistro. Si è formato nelle giovanili del San Dona, era un'ala sinistra veloce, potente che badava al sodo, di tanto intanto veniva spostato nel ruolo di interno, ma cercando di rimanere il più possibile vicino alla porta per liberare la sua castagna. Poi per Ferrari è iniziato il su è giù per l’ Italia difendendo io colori di diversi club e questa esperienza lo ha aiutato a capire meglio i risvolti del calcio soprattutto in chiave futura quando diventerà allenatore. Nel 1963 è passato al Forlì e proprio in quella squadra ha compreso che avrebbe potuto fare carriera a livelli importanti e nella formazione romagnola ha fatto un salto di qualità (32 e 4); poi è passato all'Arezzo con cui ha militato dal 1964 al 1967, 79 presenze 18 gol. Di lui si è interessato anche il Milan, piaceva a Nereo Rocco, sembrava che dovesse approdare al club rossonero nell’estate del 1967, invece Ferrari ha dovuto “accontentarsi” di difendere il colori del Genoa segnalandosi come il miglior elemento del Grifone salvandolo dalla retrocessione in C segnando due gol il 7 luglio 1968 negli spareggi con il Messina che è stato battuto per 3-0. Poi ha lasciato la Liguria, lo ha voluto il Palermo con cui ha “legato” dal 1968 al 1972, 126 presenze e 22 reti, 12 delle quali nel torneo di B 1971-72 conclusosi con la promozione in B dei rosa nero. Con il Palermo ha ricoperto tutti i ruoli tranne che quello del portiere e del libero.

IL GOL DA LUNGA GITTATA – Per un giorno, il 21 dicembre 1969, Ferrari è diventato il calciatore più famoso del calcio italiano. Con il Palermo è di scena all'Olimpico contro la Roma, è una giornata ventosa, i rosso neri attaccano da subito, i rosa nero si difendono con quasi tutti i loro uomini. Ad un certo punto, al 44' del primo tempo con il punteggio fermo sullo 0-0 , l'attaccante della Roma Peirò perde palla al limite dell'area avversaria, Ferrari è lesto ad impossessarsene, alza la testa per vedere come sono posizionati i suoi compagni di squadra, vede Troia che è il più avanzato e da ottanta metri fa partire un lancio lunghissimo che il vento a favore trasforma in un tiro vero e proprio. Ginulfi, estremo difensore della formazione romanista, sbaglia il tempo dell' uscita e viene scavalcato dalla traiettoria, torna indietro, incespica, cade, si rialza, cerca di opporsi con il palma della mano destra, lo fa però quando ormai il pallone ha varcato la linea bianca. E' gol. La prodezza balistica di Ferrari è da Guinness dei primati.

Dopo l'esperienza in terra siciliana (con lui hanno giocato due ex bianconeri, il terzino Ido Sgrazzutti e il giovane attaccante Franco Causio), la carriera di Ferrari è proseguita nuovamente al Nord, al Monza (25 e 4), poi al Livorno (27 e 2), quindi all’ Udinese dal 1974 sino al 1976, 59 presenze e 9 gol. in seguito ha difeso i colori del Clodia, 31 e 4, quindi al Conegliano dal 1977 al 1978 per poi allenarla con Narciso Soldan. Nel1979 80 è a Udine (la squadra bianconera è allenata da Corrado Orrico); guida la Primavera, partecipa anche al super corso di Coverciano con Italo Allodi Direttore Generale. La Primavera dell’ Udinese rappresenta per lui il trampolino di lancio, gli dà non poche soddisfazioni, è la squadra che pratica il calcio più bello, più spettacolare, più moderno. Ben presto si dimostra anche la più forte. Nel 1980-81 vince e segna a ripetizione, ma il 5 ottobre 1980, quarta giornata del massimo campionato, dopo che Teofilo Sanson ha esonerato Marino Perani (terza giornata), Ferrari è chiamato a guidare i bianconeri nella sfida casalinga con la Fiorentina, 0-0, in attesa dell’arrivo del nuovo tecnico, Gustavo Giagnoni. Contro i viola fa debuttare il mediano Giorgio Papais, uno dei “suoi” ragazzi, gli affida nientemeno che il più forte dei viola, Antognoni e il biondo Papais esegue il compito nel migliore dei modi. Ferrari intanto torna alla guida della Primavera che sbaraglia il campo, ma ecco che Sanson, dopo la sconfitta di Milano dei bianconeri ad opera dell’Inter 0-2, 8 febbraio 1981, volte le spalle a Giagnoni. Il giorno successivo manda in avanscoperta il vice presidente Lino Midolini per un faccia a faccia con l’allenatore sardo che avviene nel primo piano della sede sociale, in via Cotonificio. “Mister domenica si dia malato, la formazione la facciamo noi” – si rivolge Midolini al tecnico senza alcun giro di parole - Apriti cielo, Giagnoni sbotta, sbraita, urla, vorrebbe spaccare tutto e tutti. Accusa la società, il rapporto di lavoro si chiude immediatamente. La notizia è divulgata il giorno successivo dal “Corriere dello Sport-Stadio” dopo che Giagnoni si è sfogato con il giornalista Luigi Ferraiolo per poi fare il giro d'Italia; c'è solidarietà nei confronti dell'allenatore defenestrato, ma la società, pur sbagliando nella forma tanto che non ne esce bene, non aveva alternative per sperare di salvare il salvabile. Riecco Ferrari sulla panca bianconera che sta diventando scomoda; stavolta non in veste di parti time, mentre tocca al friulano di Aquileia Paride Tumburus, vecchia gloria del Bologna, guidare la Primavera. Pochi sono disposti a scommettere sull' Udinese, anche in seno alla squadra c'è aria di rassegnazione, serve una scossa, serve l'entusiasmo di altri giovani che Ferrari responsabilizza, l' attaccante Cinello, il'altro mediano Gerolin, la mezzala Miano, oltre che Papais. L' Udinese piano piano si riabilita e il 24 maggio anche se all'ultimo minuto dell'ultima giornata arriva la sospirata salvezza. L' Udinese batte il Napoli per 2-1 al “Friuli” riempito da 40 mila persone, il gol decisivo è segnato da Gerolin al 44' della ripresa dopo una slalom nell' area partenopea degna del miglior Tomba. Il popolo friulano esulta, il presidente Sanson, scampato il pericolo (come del resto era accaduto l'anno prima – 1979-80 - con l' Udinese che si era salvata solamente perché la Giustizia Sportiva aveva spedito in B Milan e Lazio coinvolti nella vicenda del totonero) si rende conto che l' Udinese a questo punto va rinforzata in ogni settore, ma servono quattrini, molti quattrini; preferisce abdicare, lo fa da vincitore perché lascia la squadra nel massimo campionato dopo averla “raccolta” cinque anni prima in C. Il general Manager Franco Dal Cin e il sindaco di Udine Angelo Candolini, più che mai vicino alle sorti dell' Udinese, sono alla ricerca di un fidato acquirente. Alla fine riescono a convincere il presidente della Zanussi, Lamberto Mazza, a rilevare le azioni di Sanson. Il 27 giugno 1981 c’è la firma per il passaggio delle consegne.

LA PRIMAVERA – Nel frattempo, il 7 giugno 1981 i giovani dell'Udinese ipotecano la conquista del campionato nazionale Primavera. Allo stadio “Friuli”, davanti a 10 mila persone, affrontano nella gara di andata della finalissima del torneo la Roma di Saul Malatrasi. In parterre c'è Lamberto Mazza che sembra ormai deciso a rilevare il club bianconero e che riceve scroscianti applausi dai tifosi. Mazza alla conclusione del primo tempo lascia sorridente lo stadio. Il suo è un arrivederci: il 27 giugno, come ricordato, rileverà il pacchetto azionario di Teofilo Sanson e diventerà presidente del club bianconero. L'Udinese contro la Roma è protagonista di una prestazione notevole: il suo primo tempo è impeccabile e dopo 18' Trombetta sblocca il risultato; 7' più tardi è Koetting a segnare il 2-0.
I bianconeri forti del vantaggio a questo punto controllano il gioco, evitano soprattutto di subire un gol e ci riescono senza particolari patemi. Finisce dunque 2-0 (ma la Roma ha evitato una batosta grazie alle parate del suo portiere Riccetelli) che mette praticamente al sicuro l'undici friulano che nel ritorno al Tre Fontane di Roma perde per 1-0 ed è Campione d'Italia. È il secondo trionfo in campionato per l'Udinese dopo quello del 1964. Quasi tutti i suoi giovani atleti si affermeranno anche a livello professionistico.
I bianconeri sono approdati alla finalissima dopo un cammino fantastico, in 37 incontri hanno realizzato 73 reti subendone 22. Dopo aver trionfato nella prima parte della stagione, l'Udinese ha conquistato il pass per la finalissima vincendo uno dei due gironi delle semifinali nel quale facevano parte anche Como, Spal e Juventus. Nell'altro girone la Roma supera Bari, Avellino e Catanzaro. Questo il tabellino della gara di andata della finalissima:UDINESE-ROMA: 2-0 (0-0).
UDINESE:
Borin, Gerolin, Dominissini, Maritozzi (44' st Ermacora), Macuglia, Cossaro, Miano, Koetting, Cinello, Papais, Trombetta (20' st Masolini).A disposizione: Rigonat, Furlani, Zamparutti. Allenatore: Tumburus. ROMA: Riccetelli, Capezzuoli, Biferrari (22' st Boni), Talevi, Gentilini, Righetti, Garaffa, Sorbi, Birigozzi (29' st Silvestri), Di Carlo, Faccini. A disposizione: Onorato, Brandolini, Mercorelli. Allenatore: Malatrasi
ARBITRO: Zambelli di Brescia.
MARCATORI: st. 18' Trombetta, 25' Koetting.
AMMONITO : Biferrari per gioco scorretto.
Angoli 10-4 per l'Udinese.

IL RITORNO - La Roma non si dà per vinta. Punta sul match di ritorno in programma l'11 giugno per capovolgere il pesante 0-2. I romanisti partono di slancio, giocano con grinta, sono decisi a farcela, costi quel che costi e il primo tempo l'Udinese rimane in trincea, a soffrire, a respingere ogni assalto, ma al 25' la Roma ha la più ghiotta opportunità per segnare con Capezzuoli solo davanti a Borin, ma ha un'incertezza che gli è fatale. Al 37' gli sforzi della Roma vengono premiati con il gol di Faccini. Questi in una selva di avversari sbucca in area a raccogliere il dosato cross di Di Carlo per poi trafiggere Borin con uno splendido sinistro. Nell'intervallo l'allenatore della prima squadra giallo rossa, Nils Liedholm presente al match, dà ordine a Malatrasi di sostituire Faccini. Una decisione che è una mazzata per la Primavera giallo rossa. Al suo posto entra Bandolini che farà rimpiangere il titolare. La Roma comunque non si perde d'animo, attacca, ma con scarsi risultati, subentra anche in nervosismo e al 15' Sorbi viene espulso per fallo di reazione su Gerolin; al 38' è la volta di Boni a chiudere anticipatamente il match per una duplice ammonizione. Al termine il pubblico non ci sta, lancia in campo all'indirizzo dell'arbitro ogni sorta di oggetti, un paio di persone tentano anche di scavalcare la rete che divide il campo dalla tribuna, ma vengono bloccate dalla forze dell'ordine. Questo il tabellino del match di ritorno disputato alle “Tre Fontane”:

ROMA: Riccetelli, Capezzuoli, Boni, Talevi, Gentilini, Righetti, Garaffa, Sorbi, Sotero, (8' st Silvestri), Di Carlo, Faccini (1'st Bandolini). A disposizione: Onorati, Biferrari, Mercorelli. Allenatore: Malatrasi. UDINESE: Borin, Gerolin, Dominissini, Maritozzi, Macuglia, Cossaro, Miano, Koetting,Cinello, Papais (28' st Furlani), Trombetta (15' st Ermacora). A disposizione: Rigonat, Zamparutti, Masolini. Allenatore: Tumburus.

ARBITRO: Bruni di Arezzo.

MARCATORE: pt. 37' Faccini.

Note – Espulsi al 15' st Sorbi per fallo di reazione, al 38' st Boni per doppia ammonizione. Ammoniti: Trombetta, Righetti, Gerolin.

(segue)

G.G.