I tre anni di Spalletti

Spalletti
29 maggio 2005: l'Udinese di Spalletti è in Champions
Scampato l'ennesimo pericolo, l'Udinese si riabilita grazie anche al ritorno del tecnico toscano. Con Spalletti, con una società organizzata alle spalle, con azzeccati acquisti da parte dei Pozzo, l'Udinese vola, per tre anni conquista l'Europa (due volte Uefa e, la storia si fa recente, al termine della stagione 2004-05 viene conquistato il pass per la manifestazione continentale più prestigiosa).
 
A Spalletti va dato il merito di aver lanciato con successo i giovani Muntari e Felipe, di aver favorito l'esplosione di Pizarro, arrivato in Italia nel luglio del 1999 e di Iaquinta, senza scordarci dell'exploit di Di Michele.

Con Spalletti l'Udinese pratica il calcio più bello, concreto, spietato, organizzato anche spettacolare. La squadra è sempre votata all'offesa, sa essere pure equilibrata e ciò spiega perché ha subito meno reti che in passato.
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David Di Michele
Subito dopo la conclusione dell'ultima gara di campionato, quella con il Milan (1 a 1 e che è valsa la partecipazione ai preliminari di Champions), Spalletti fa capire che non intende più rimanere. Nove giorni dopo il trionfo, il tecnico di Certaldo rassegna le dimissioni (inizialmente congelate), poi trova una soluzione con la società per andarsene in maniera "indolore".
 
Al suo posto arriva Serse Cosmi, 47 anni, ex Arezzo, ex Perugia, ex Genoa. Il tecnico umbro non ha fortuna. La sua avventura parte bene, l'Udinese nel precampionato sconfigge formazioni di rango, esprime calcio vero. Poi compie l'impresa di superare lo scoglio rappresentato dai preliminari per partecipare alla Champions League, battendo due volte lo Sporting Lisbona, finalista quattro mesi prima in Coppa Uefa e accede alla manifestazione continentale più prestigiosa. Nel primo turno di Champions all'Udinese toccano Barcellona, Werder Brema, Panathinaikos. I bianconeri concludono il girone al terzo posto, anche se la delusione è vivissima, per aver mancato il secondo posto dopo essere stati sconfitti in casa dal Barcellona. Sarebbe bastato il risultato di parità per centrare l'obiettivo, oltretutto a 5' dalla fine era ancora 0 a 0.

Poi l'Udinese inverte la rotta, va in chiara difficoltà, vince col contagocce, anche se il successo del 21 dicembre 2005 a spese della Sampdoria, illude tutti. L'inizio del 2006 è all'insegna della crisi e la sconfitta interna a spesa della Reggina (1-2) è fatale a Cosmi che viene esonerato. Gli subentra Loris Dominissini con Sensini collaboratore tecnico.
La soluzione tecnica trova il consenso della piazza. Dominissini, ex bianconero ai tempi di Zico, è friulano puro sangue, Sensini è il mito. L'avventura dei due inizia bene, l'Udinese pareggia a Roma contro la Lazio (nell'anticipo serale di sabato 11) per 1 a 1, i bianconeri danno l'impressione di essere rinati come gioco e mentalmente. Giovedì 15 si esaltano in Coppa Uefa rifilando tre sventole ai francesi del Lens. La piazza esulta, convinta di aver ritrovato una squadra vera, ma è un'illusione. Otto giorni dopo l'Udinese perde in casa con il Siena per 2 a 1, il 23 febbraio cede anche nella gara di ritorno con il Lens, 1 a 0, ma passa il turno. In campionato gli uomini di Dominissini e Sensini si apprestano a giocare a Milano contro i nerazzurri, finisce 1 a 3. Nel turno successivo ci si mette pure la sfortuna a frenare gli udinesi, nella gara casalinga con l'Ascoli, giocata su un terreno ai limiti della praticabilità per la pioggia caduta prima e durante il match, al 32' della ripresa Di Natale trova il jolly, con un guizzo da campione segna il gol che potrebbe dare il successo-rilancio dell'Udinese. Ma non è così, al 44' Domizzi si tuffa in area senza essere toccato da Defendi e l'arbitro Rosetti abbocca: rigore che lo stesso Domizzi trasforma.

Il giovedì successivo l'Udinese è impegnata nella gara di andata degli ottavi della Coppa Uefa contro il Levski. L'avversario sembra abbordabile, in realtà la squadra bulgara regge bene e finisce 0 a 0, mentre la domenica successiva in campionato i bianconeri cadono a Palermo pur giocando bene nel primo tempo. Finisce 2 a 0 per i rosanero che sfruttano al meglio due errori difensivi dell'avversario. La situazione precipita, anche se l'Udinese si mantiene sempre a debita distanza dal baratro della retrocessione, ma più che la classifica preoccupa lo stato di salute mentale dei bianconeri che appaiono impauriti contro chiunque. Nella gara di ritorno in Bulgaria perdono per 2 a 1 contro il Levski e vengono eliminati dall'Uefa, ma il peggio deve ancora venire: domenica 19 marzo il Milan espugna il "Friuli" con il minimo sforzo, con un perentorio 4 a 0. 

Il ritorno di Galeone

La squadra è in stato confusionale, la crisi si aggrava, appare irreversibile. Sensini il giorno dopo rassegna le dimissioni, se ne va pure Dominissini, Gianpaolo Pozzo, per cercare di salvare il salvabile, affida l'Udinese alle esperte mani dell'allenatore psicologo Giovanni Galeone artefice della promozione in A dei bianconeri nella stagione 1994-95. La scelta, nonostante lo scetticismo di alcuni critici e di parte della tifoseria, si rivela azzeccata. Galeone rigenera mentalmente il gruppo, apporta qualche modifica tattica, la difesa a tre passa a quattro, centrocampo e attacco sono a tre, Candela viene responsabilizzato nel ruolo di regista. I frutti del nuovo lavoro di vedono già in Coppa Italia il giorno dopo con l'Udinese che, pur perdendo per 1 a 0 a Milano contro l'Inter gioca meglio dei nerazzurri e la sconfitta ha il sapore della beffa.
La domenica successiva a Messina, in un match che ha il sapore di spareggio-salvezza, l'Udinese dà un altro inequivocabile segnale che la terapia d'urto di Galeone sta producendo effetti benefici. La gara finisce 1 a 1 con i bianconeri che hanno corso ben pochi pericoli. Il capolavoro di Galeone si compie nelle successive tre gare, tutte vinte, 2 a 0 in casa con il Parma, 2 a 0 a Livorno, 2 a 1 a Lecce. Il pericolo è scampato, la squadra è praticamente salva dopo che nemmeno un mese prima qualcuno l'aveva considerata "ormai spacciata". Poi i bianconeri pareggiano in casa con il Chievo, 1 a 1, ottengono lo stesso risultato a Genova con i soriani, battono al "Friuli" il Cagliari per 2 a 0, per inciampare all'ultimo giornata a Treviso, 1 a 2, ma va detto che in quell'incontro, dopo il provvisorio 1 a 0 rimangono in dieci per l'espulsione di Muntari. Il consuntivo di Galeone rimane brillante, quindici punti in otto gare, una media da squadra in grado di approdare al terzo, quarto posto, quindi in Champions League.

Il Gale viene riconfermato per la stagione 2006-07. C'è fiducia attorno alla nuova Udinese composta da elementi importanti, Zapata, Felipe, De Sanctis, Pinzi, Obodo, Muntari, Iaquinta, Di Natale tanto per citare alcuni e l'avvio del campionato, nonostante l'inatteso 0 a 1 di Messina al primo turno, è sicuramente positivo. Per due mesi i bianconeri impongono il loro gioco, impongono anche lo 0 a 0 all'Inter pur giocando in formazione largamente rimaneggiata. Poi qualcosa comincia a non funzionare, il meccanismo di gioco si inceppa, la squadra perde posizioni e alla fine del girone di andata, dopo lo 0 a 2 di Palermo, Gianpaolo Pozzo esonera Giovanni Galeone per affidarsi a Alberto Malesani. L'ex tecnico del Panathinaikos, cambia anche il modulo, il 4-3-3 viene accantonato in favore del 3-5-2, il nuovo piano di battaglia sembra dare i risultati sperati, l'Udinese si ridesta, batte in casa il Messina, vince a Torino, poi per ricadere nei soliti errori. Ad aprile Malesani perde anche un pezzo pregiato, Obodo, per un serio infortunio al ginocchio destro e con il centrocampista anche il bus verso l'Europa. Sono determinanti le sconfitte casalinghe con il Catania di Marino, con Atalanta e con il Palermo all'ultima giornata. Pozzo, dopo la delusione, decide di voltare pagina dopo la deludente stagione, piazza gli elementi che a Udine hanno fatto il loro tempo, Muntari e Iaquinta su tutti e si affida ad un nuovo allenatore, Pasquale Marino grande artefice della salvezza del Catania. La squadra viene ringiovanita, arrivano Eremenko per fien prestito dal Siena, Boudiasnki dalla Juventus, Inler dallo Zurigo, Floro Flores dall'Arezzo, soprattutto viene centrato un colpo importantissimo, Fabio Quagliarella che l'Udinese strappa alla Sampdoria alle buste.

Il ritorno in Europa

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Pasquale Marino
L'avvio del torneo 2007-08 è incoraggiante, 1 a 1 sul campo dei Campioni d'Italia dell'Inter che crea nuovo entusiasmo; poi il turno seguente si registra la doccia fredda, l'Udinese viene travolta in casa dal Napoli per 5 a 0 e Marino cambia modulo: il 3-4-3 sostituisce l'iniziale 4-3-3. La mossa è azzeccata e l'Udinese impone il suo gioco, la forza dei suoi singoli, ben presto si insedia nei posti nobili della classifica. I friulani riassaporano presto il profumo del grande calcio. Con Pasquale Marino alla guida tecnica, l'Udinese chiude al settimo posto entrambe per due anni consecutivi e si qualifica all'ultima edizione della Coppa Uefa nel 2008-09. La cavalcata dei ragazzi del tecnico di Marsala in Europa è esaltante. Si contano vittorie prestigiose contro Borussia Dortmund, Spartak Mosca, Tottenham, Dinamo Zagabria e Zenit San Pietroburgo. Il so­gno, però, termina ai quarti di finale contro il Werder Brema di Diego, poi finalista e sconfitto dallo Shakhtar Donetsk.
L'Udinese vive nel 2009/2010 una stagione altalenante in cui il suo capitano Antonio Di Natale si laurea capocannoniere al termine di un campionato straordinario con 29 reti (per una media di un gol ogni 110 minuti). L'Udinese viene rappresentata alla Coppa del Mondo in Sud Africa da ben otto giocatori: Di Natale stesso e Pepe per l'Italia, Sanchez e Isla per il Cile, Asamoah per il Ghana, Inler per la Svizze­ra, Lukovic per la Serbia e Handanovic per la Slovenia. Alla lista si aggiungono altri due calciatori di proprietà della Società bianconera: Orellana (Cile) e Mensah (Ghana).