04 marzo 2025
04 marzo 2025

Padelli: "È stato come un secondo esordio, ringrazio tutti i tifosi"

Il portiere a Udinese Tonight

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L'ospite di questo lunedì a Udinese Tonight non poteva che essere Daniele Padelli, tornato a giocare in Serie A con la maglia bianconera per la prima volta dal maggio 2022. Si è parlato di questo, del momento attuale della squadra e di quello che può riservare il futuro.

“Sta andando tutto bene, è un momento molto positivo. È bello vivere lo spogliatoio, la squadra, lo stadio. Stiamo veramente bene”. L’Udinese è tornata ora a confermare le buone impressioni di inizio stagione, dopo una fase in cui sembrava si tornasse a rallentare: “Noi ci siamo detti fin dal primo giorno di ritiro che bisognava dare una svolta, e la svolta è un percorso lungo, non un interruttore. Ci siamo messi sotto tutti, ma veramente tutti, vivendo questi ragazzi 24 ore al giorno vedi gente come Thauvin o Sanchez che si dannano l’anima, che danno sempre il 110%, come lavoro e come esempio. Questo cementa il gruppo, soprattutto quando hai alcuni giocatori più grandi e poi tanti ragazzi che possono prendere esempio”.

Ma da dove arriva questo grande momento dei bianconeri? “Ok i moduli, i numeri, le posizioni, capisco tutto, alla fine sono queste cose che danno da parlare. Ma io penso che la svolta reale sia nella testa, abbiamo capito veramente che con questa mentalità fai punti, metti in difficoltà gli avversari, ti diverti, ti avvicini al tuo obiettivo primario e questo porta serenità, quando vinci ti alleni bene, le cose girano bene e questo lo riporti anche in partita. Lo scorso anno la palla scottava, quest’anno la palla i giocatori la vogliono perché sanno cosa fare dopo, sanno che i compagni si muoveranno e gli daranno delle opzioni, è solo una questione di testa, di serenità, di consapevolezza nei propri mezzi, di dire “Facciamo quello che sappiamo e vedremo”. Abbiamo gente di qualità, tutti i nuovi hanno portato una qualità specifica e tutti hanno una qualità impressionante. Bravo ha una tecnica incredibile, Atta è duttile, Ekkelenkamp ha un tiro e un’intelligenza fuori dal comune, Solet è un grande giocatore, Sanchez non serve nemmeno dirlo: tutti quelli che sono arrivati hanno qualità importanti e siamo riusciti a farle mettere tutte a servizio della squadra, bastava trovare la quadra per farli rendere. Bastava rendersi conto di poter fare qualcosa di importante e di essere bravi, senza essere presuntuosi. La partita di Napoli assolutamente ha avuto un ruolo, ma anche le partite contro le più piccole. Contro il Parma nel primo tempo non ho toccato il pallone, era imbarazzante la cosa, abbiamo avuto sempre la palla noi e non è che loro siano scarsi, anzi, come ogni squadra in Serie A. Abbiamo fatto uno step mentale e di consapevolezza”.

In questo momento positivo c’è anche il contributo in campo di Padelli, chiamato a difendere la porta bianconera sabato contro il Parma: “Quando si è fatto male Sava – e mi dispiace molto perché stava facendo bene – sapevo che ci sarebbe stata la possibilità di giocare, per me o per Piana. A Milano aveva giocato lui, io mi sono detto: “Vediamo, io sono a disposizione, se mi scelgono bene, sennò nessun problema, capisco”. Sono molto contento, ringrazio tutti quelli che hanno creduto in me e i miei compagni che mi hanno dato una grande mano. Sono felice e gratificato da questa cosa. È stato emozionante – anche nel pre-partita, ma lì ero più concentrato – poi però alla fine era andata bene, avevo fatto quello che dovevo fare, c’erano i miei compagni che mi spingevano sotto una curva festante praticamente solo per me, mi ha veramente riempito di orgoglio. Ringrazio tutti i tifosi che mi hanno fatto questo regalo che mi porterò sempre dentro, non tanto come calciatore ma come uomo”.

È stata una serata indimenticabile per Padelli, tornato a giocare dopo due anni e mezzo davanti alle persone che gli vogliono bene: “Non mi sono concesso molto dopo la partita, ho giocato un po’ con i bambini la sera. Poi domenica ero al campo di allenamento, perché va bene tutto ma non si molla. Mio figlio Diego è stato anche ripreso allo stadio con il cartello in mano, era emozionato e io ancora di più perché vedevo l’emozione nei suoi occhi, mi ha fatto piacere che mi abbia visto giocare, perché io gli dico “Diego, vado ad allenarmi”, però poi stringi stringi anche lui insomma… C’erano anche mia mamma, mia moglie, l’altro mio figlio più piccolo, i miei amici sia allo stadio che a casa, mio padre a casa davanti alla televisione, è stato come un secondo esordio. Il mio esordio in Serie A l’ho fatto proprio a Udine con il Bari, è un cerchio che si chiude. Devo ancora brindare a questa serata, lo farò con mia moglie più avanti, senza bambini, in una cena serena. Poi non sono ancora tanto esperto di vini, perché ho appena iniziato il corso da sommelier”. Oltre al corso da sommelier, Padelli ha anche studiato per diventare allenatore e si è laureato in scienze motorie: “Ho fatto il corso Uefa B e il Goalkeeper B, mi mancano gli A ma li farò in futuro, non è fattibile farli mentre sei in attività. Mi piacerebbe allenare, quello sì, un ruolo alla Inler invece non lo so, mi vedo di più sul campo. Ho ancora voglia di stare lì, adesso mi diverto ancora a giocare, poi vedremo; intanto mi preparo per avere le carte in regola per parlare con cognizione di causa, mi preparo, studio, ho anche finito l’università. Vedremo cosa riserverà il futuro”.

Finora, pur senza scendere in campo, Padelli era stato fondamentale per la squadra. Lo si vede ad esempio da come incita i compagni nell’intervallo della gara di Como, chiamandoli anche “cuccioli” alla fine: “Sì, li chiamo cuccioli, per alcuni alla fine potrei essere il padre. Chiamo così anche i miei figli”. Il suo incitamento arrivava in un momento di difficoltà, con la squadra sotto 2-0: “Quando le cose non vanno bene mi dispiace, vedo come si allenano in settimana i ragazzi, come ci stanno male e mi sento di esternare questa cosa, di provare a fare qualcosa, di dare un po’ di adrenalina e di far sentire la vicinanza mia e di tutta la panchina a chi va in campo”.

Anche a Lecce, subito dopo il rigore di Lucca, è stato evidente il ruolo che Padelli ha nello spogliatoio: “Il mio “Stai zitto” a Lucca non era inteso in maniera cattiva, lui lo sa. Era perché queste scene le ho già vissute e so che meno si parla e meglio è, perché poi a caldo dici magari le cose in modo sbagliato ed è meglio lavare i panni in casa propria, nello spogliatoio. Lì dentro può succedere qualsiasi cosa, ma deve restare lì. Già tutta la scena era stata brutta in generale, secondo me era meglio evitare di stare lì, attendere l’intervallo e andare dentro a sistemare le cose. È questo che è successo ed è andato tutto bene. Non è servito nulla di particolare per risolvere la situazione, sono cose che nel calcio succedono. Lorenzo ora è esplosivo, sente di poter fare, di poter dare tanto, ed è così caratterialmente, in questo momento è un toro sempre pronto a caricare. Può succedere qualsiasi cosa, poi le cose sono state gestite in maniera corretta e va bene così, siamo 25-30 teste, tutte diverse, è impossibile farle andare sempre d’accordo, c’è qualche screzio, ma il calcio è così, è importante che tutti capiscano e seguano le indicazioni e le gerarchie, il resto viene da sé”.

Dopo la partita con il Parma, Thauvin ha voluto condividere il suo premio di MVP con Padelli: “È sintomatico dell’atmosfera in spogliatoio, poi certo con alti, bassi, personalità diverse, ma abbiamo questi calciatori e uomini importanti che si mettono totalmente a disposizione della squadra. Sono cose che aiutano a crescere, a diventare una squadra vera e a formare giocatori di livello ancora più alto”. Come Thauvin, un altro campione che sta dando tutto per l’Udinese è Sanchez: “Sanchez quando si allena sembra un bambino al parco giochi. Lui ama talmente tanto il pallone che quasi resti rapito a guardarlo lì che corre da solo, che fa i doppi passi, poi esce sempre prima degli altri a fare passaggi, è innamorato del calcio. Soffre se gioca poco, ma dà sempre il 110% in campo e anche fuori, perché quando c’è da farsi sentire dice le cose come stanno e ha la personalità per farsi ascoltare. Non è qui a svernare di sicuro, è sempre in palestra, a lavorare, a fare le sue cose”.

Poi anche uno sguardo al futuro, a come può finire questa stagione: “Dove può arrivare questa squadra lo vedremo alla fine, bisogna stare sereni e volare basso, perché poi è un attimo farsi male quando sogni troppo. Ma non voglio dire che non ci siano obiettivi raggiungibili, dipende da noi, se riusciamo ad andare avanti con questa mentalità. La salvezza è ormai acquisita e questo può darci serenità e voglia di divertirsi senza guardare ai punti, dobbiamo giocare con serenità, quando si è sereni ci si può divertire fino alla fine”. E anche uno sguardo al futuro più prossimo, alla partita di lunedì: “Con la Lazio vedremo chi gioca, io devo farmi passare il crampo (ride, ndr). Okoye è quasi pronto, se serve sono a disposizione, se non serve inciterò i compagni da fuori”.

Infine, ancora un ringraziamento per il calore con cui è stata accolta la sua prestazione contro il Parma: “Ringrazio ancora tutti per la serata di sabato, è stata inaspettata ma mi ha segnato. Ringrazio i tifosi, magari per loro quel gesto è stata una cosa semplice ma per me è indimenticabile”.