01 giugno 2024
01 giugno 2024

Finale Primavera 2, Venezia-Udinese 0-2

Due gol nella ripresa regalano la promozione ai bianconeri

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VENEZIA-UDINESE 0-2 (0-0) 
 
Marcatori: 48’ Pejicic, 65’ Bonin 
 
Venezia (4-3-3): Pürg; Rocchetto (70’ Schiavon), Bertoncello, Busato, Camolese; Tavernaro (82’ Piazza), Keita (70’ Girardi), Berengo (82’ Chiesurin); Ladisa, Okoro, El Haddad (62’ Rodrigues). 
A disposizione: Slowikowski, Rioda, Ruci, Kibour. 
All. Hernandez 
 
Udinese (3-4-1-2): Malusà; Palma, Nwachukwu, Nuredini; Lazzaro (83’ Scaramelli), Barbaro (63’ De Crescenzo), Demiroski (86’ El Bouradi), Bozza; Pejicic (63’ Bonin); Asante, Russo (83’ Tedeschi). 
A disposizione: Cassin, Barbana, Olivo, Shpuza, Caccioppoli, Cella, Xhavara. 
All. Bubnjic 
 
Arbitro: Leone 
Assistenti: Russo-Pistarelli 
IV ufficiale: Vogliacco 
 
Note 
Recupero: 1’ e 5’ 
Corner: 1-8 
Assist: Asante (U) 
Ammoniti: El Haddad (V), Bertoncello (V), Nwachukwu (U), Okoro (V), Barbaro (U), Chiesurin (V) 
 
È la giornata del Sole dopo il temporale. È il momento dei sorrisi, delle pacche sulle spalle e della commozione. L’Udinese splende, abbaglia il Venezia per la terza volta su quattro in stagione e si prende con merito l’ultimo pass disponibile per la Primavera 1. Dura appena un anno la permanenza dei bianconeri nella seconda serie giovanile, con il ritorno tra le grandi conquistato attraverso i playoff. Battute Napoli, Ascoli e appunto il Venezia, che se nel primo tempo della finale casalinga ha il merito di far tremare il palo alla destra di Malusà (35’) si scioglie sotto le sferzate delle zebrette nella ripresa. Il trittico difensivo annulla ogni palla alta, tagliando i rifornimenti a Ladisa, El Haddad e Okoro. Una gara di nervi vinta dalla retroguardia ospite, superiore in ogni duello e impunita sull’unica azione pericolosa degli arancioneroverdi: dribbling di Ladisa a liberare Okoro, che di potenza trova il legno. All’intervallo mister Bubnjic scuote i suoi. Lui che, pochi minuti dopo il termine della semifinale con l’Ascoli, aveva ricordato come mancasse “un ultimo passo”. Quel gradino, quell’ultimo gradino che porta la Primavera a meritarsi il Sole lo sale Pejicic. Rientrati in campo i bianconeri sono spiritati, lo sloveno si impossessa del pallone e serve Asante. Quanto serve per iniziare la giocata perfetta? A volte un tocco solo. Il ghanese neanche guarda, serve di prima Pejicic che nel frattempo si allunga leggermente la sfera sul sinistro. Quanto serve per finire la giocata perfetta? A volte un tocco solo. Il mancino del fantasista è una poesia d’amore in tutte le lingue del mondo. Pürg non può farci nulla. Ci prova, si estende dal tallone alla punta delle dita, ma non basta. La tribuna esplode, i giocatori vanno sotto ai tifosi per esultare e Nwachukwu ricorda loro che il lavoro non è concluso. Il capitano riprende i compagni uno a uno, col sorriso, col carisma, li riporta con la testa sul campo. Siamo al 48’, i bianconeri vogliono archiviare la pratica e crescono esponenzialmente. La stanchezza frena Barbaro e Pejicic, che al 63’ lasciano il posto a De Crescenzo e Bonin. Sono loro a confezionare l’azione del raddoppio due minuti successivi al proprio ingresso. Il primo è una scheggia in mezzo al rettangolo verde, si muove e lacera il possesso di Tavernaro che cerca di commettere il fallo ma può solo vedere la sfera recapitata ad Asante, che intanto ha abbassato il suo raggio d’azione. Il ghanese vede lo scatto in profondità di Bonin e lo premia. Il neoentrato si allarga, sfida Camolese. Se il sinistro di Pejicic era amore, quello dell’attaccante è pura passione. Finta impercettibile ma sufficiente a sbilanciare il terzino avversario, che libera quel frammento di spazio utile a Bonin per scaricare il rasoterra. Palo interno. Gol. A quel punto la festa è incontenibile, la mezz’ora mancante è pura formalità. Cambi, progressioni, tiri, battibecchi, la difesa che già prima non regalava nulla diventa scoglio su cui si infrangono le onde della laguna. La Primavera vince, le medaglie brillano, la coppa è dove deve stare. Il Sole è alto.