17 febbraio 2020
17 febbraio 2020

Udinese - Hellas Verona in pillole

Il report statistico della gara contro gli scaligeri

UC_Match-Report_sito (2).jpg
Il lunch match della Dacia Arena tra Udinese e Hellas Verona, valido per il ventiquattresimo turno di questo campionato, termina con il risultato di 0–0. Un pareggio a reti bianche, dunque, che mantiene intatto il sostanziale equilibrio tra le due squadre in termini di precedenti: 32, ripartiti equamente in dieci vittorie a testa e 12 pareggi, per l’appunto. Discorso diverso, invece, se vengono presi in esame solo gli ultimi 5 face to face, con i bianconeri vincitori in tre occasioni, e peraltro senza mai incassare una rete (e autori, al contrario, di 7 gol).

La chiave tattica

Quella di ieri non era una partita delle più semplici, e non solo per la sua natura storica vincolante in senso stretto, insita nella mistica del derby: l’Hellas Verona di Ivan Jurić attualmente è la squadra da cinque risultati utili consecutivi in trasferta, e che ha concesso meno reti di chiunque altro in Serie A dall’inizio del 2020 (4). Una neopromossa tanto in alto in classifica, statisticamente, non la si vedeva dalla stagione 2007/2008: annata in cui la Juventus, dopo 23 turni, si trovava al terzo posto. Ad ogni modo l’Udinese, che con Gotti in panchina ha perso solo una gara casalinga su 6 totali (2 vittorie e 3 pareggi), ha dato parecchio filo da torcere alla compagine scaligera, giocandosela a viso aperto e con l’atteggiamento giusto. I ritmi sono stati decisamente intensi sin dai primi giri di orologio, seppur un po’ annacquati da un pressing forsennato, e contrasti totalmente privi di paura, da entrambe le parti. C’era voglia di fare bene, e soprattutto c’è stata grande coesione non solo tra chi è sceso in campo da titolare, ma anche dalla panchina: emblematico, più di tutti, probabilmente, Nestorovski che chiama Becão – oggi titolare in luogo di De Maio – per ragguagliarlo dei velenosi inserimenti di Borini. Dopo circa un quarto d’ora l’Udinese si ritrova avanti nel possesso palla (55%–45%), e imposta una trama ordinata e precisa (86%–86%), con gli avversari che comunque si dimostrano non da meno. Il primo tempo ha espresso un sostanziale punto di equilibrio tra le due compagini, in termini statistici: 8 tiri dell’Udinese contro i 4 dell’Hellas (2–3 on target), 52%–48% nel possesso palla (212 passaggi a 204 complessivi), 82%–83% nella precisione del fraseggio. In tal senso i tre di centrocampo hanno avuto decisamente un ruolo nevralgico nell’economia della partita. De Paul agendo da raccordo con le due punte ha svolto anche un preziosissimo lavoro difensivo sulla rinomata regia del portoghese Miguel Veloso, mentre Fofana e Mandragora vantano ottime statistiche in fase di costruzione: per l’ivoriano spiccano il 92% di precisione nel fraseggio (22 passaggi su 24), e 2 key passes, mentre il mediano di Scampia è stato field leader per distacco in quanto a mole di gioco amministrata (8.4% attraverso 42 tocchi, 28 passaggi riusciti su 33 e precisione dell’85%). L’Udinese, così, per la quindicesima volta in stagione, ha concluso la prima metà di gara senza incassare alcun gol. I bianconeri hanno prodotto il maggior numero di attacchi dalla fascia sinistra (21, poi 16 da destra, e 13 dal centro), riuscendo nel 47% delle occasioni a concludere a rete dall’interno dell’area di rigore. Tutto equo, come nei numeri relativi alle zone d’azione: il 44% del gioco si è sviluppato a centrocampo, il 32% nel terzo ospite e il 24%, invece, nel terzo di casa. Durante la seconda frazione i ritmi non sono cambiati, come del resto non è venuta a mancare l’attenzione delle due retroguardie: 84 recuperi a 81 per l’Udinese, e ben 25 ripartenze in contropiede a 16. Con gli ingressi di ter Avest, bravo a rendersi pericoloso dopo circa 1 minuto dal suo ingresso in campo, e di Jajalo, Gotti ha cercato di dare più ordine e struttura tattica al gruppo, considerando il buon momento del Verona. Fino all’ora di gioco non si sono viste delle reali occasioni da gol né tantomeno conclusioni ipoteticamente pericolose per Musso e Silvestri: sintomo della grande solidità conferita alle rispettive squadre da Gotti e Jurić, ma parallelamente anche della fatica di entrambe a trovare l’ultimo passaggio. Dalle statistiche finali emerge la dominanza da parte dell’Udinese in quanto a tiri tentati (17–9, 5–5 on target) e nel gioco aereo (22–17, 56%–44%), con i numeri inerenti al possesso palla e alla precisione nel fraseggio rimasti invece pressoché invariati in ottica del concetto di equilibrio espresso precedentemente: 49%–51%, 78%–79%. Nella conferenza stampa della vigilia proprio mister Gotti aveva parlato di tirare fuori il meglio di sé stessi, in maniera costante, alla lunga, per essere premiati. La strada è ancora lunga, sì, ma sembra essere quella giusta.

Juan Musso, uno stakanovista totale

Il miracolo sulla svettata aerea del giovane Kumbulla, ed il successivo anticipo su un Verre pronto al tap in, quando mancavano appena due giri di orologio alla fine del primo tempo, sono l’emblema del percorso di crescita del portiere di San Nicolás de los Arroyos. Su 5 parate complessive Musso ne ha compiuta una decisiva, oltre a 2 respinte e sicurezza e 2 in zona pericolosa. A questo si aggiungono 3 tiri bloccati e il solito, grande feeling col pallone tra i piedi: infatti l’estremo difensore bianconero ha amministrato il 3.5% del possesso palla totale della squadra (quanto Larsen, più di Sema, Lasagna e Rodrigo Becão) attraverso 35 tocchi e 16 passaggi completati, rispettivamente 4 e 6 in più del rivale scaligero Marco Silvestri. Sempre titolare (24 partite su 24) e con il massimo del minutaggio (2160’) Musso sale a quota 8 clean sheet, in questa Serie A, autolegittimandosi dunque come il giocatore più rappresentativo – statisticamente parlando – tra gli uomini di mister Gotti.