31 marzo 2019
31 marzo 2019

Udinese-Genoa a mente fredda

Il match report della partita

VOLERE è spesso il più stretto sinonimo di POTERE, in particolar modo quando vi è l’ingrediente della mentalità a rafforzare questa sottile sìncrasi. «Voglio una squadra aggressiva e compatta, capace di non regalare spazi agli avversari», così s’è pronunciato Igor Tudor nella conferenza stampa alla vigilia della partita contro il Genoa di Cesare Prandelli, reduce dal prestigioso successo contro la Juventus nell’ultima giornata prima della sosta. «Quella sul Genoa è stata una vittoria sofferta, ma allo stesso tempo meritata», ha sentenziato il tecnico croato: dal rossoblù del Bologna, sua ultima partita nonché ultima vittoria sulla nostra panchina nella scorsa stagione, a quello del Grifone. Per ingranare fin dal principio la giusta marcia: «per noi era fondamentale partire col piede giusto» ha detto il mister, che tuttavia non si lascia inebriare nemmeno per un secondo dal successo ottenuto – da pragmatico qual è – focalizzandosi subito su ciò che c’è e ciò che manca: «su alcune cose dobbiamo ancora migliorare e lavorare, e anche parecchio: abbiamo avuto solo un paio di allenamenti a disposizione per riprendere i carichi di lavoro tutti assieme».

 
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Poi un punto della situazione, sulla partita e sui prossimi impegni: «la sosta per le Nazionali non ci ha aiutato, adesso avremo subito il Milan nel turno infrasettimanale e poi un’altra importante gara sabato contro l’Empoli: non potremo lavorare con calma», ha spiegato Tudor che, a poco meno di un anno di distanza dalla sua prima avventura sulla nostra panchina, non ha fatto mancare qualche commento a sfondo tecnico sulla partita: «la squadra ha enormi margini per crescere, oggi avremmo potuto rischiare qualcosa in più creando gioco nella nostra metà campo: alla fine io stesso sono un allenatore a cui piace veder impostare dalle retrovie, ma probabilmente servirà del tempo». La grinta e il carisma sono sempre gli stessi così come la sete di conoscenza: «quello dell’allenatore è un compito difficile ed è un lavoro che va migliorato, bisogna essere in grado di rubare i segreti degli allenatori migliori, sia negli allenamenti che nelle partite, per implementare il proprio modo di vedere il calcio. Che non è copiare. Io sono andato un po’ in giro tra Inghilterra, Germania e poi Italia, un paese che vive di calcio dove in ogni partita si vedono sistemi di gioco diversi. Ogni allenatore di Serie A potrebbe far bene ovunque».
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In chiusura non è mancato all’appello un rapido commento sul gruppo: «oggi i ragazzi hanno risposto come volevo io, abbiamo qualità specialmente davanti e dobbiamo sfruttare al meglio questa situazione». L’elogio del singolo, in questo caso Rolando Mandragora, fresco di convocazione con l’Under–21 ed autore di un eurogol da fuori area, fa da ciliegina sulla torta all’ottima prestazione collettiva: «Rolando ha un sinistro incredibile e delle qualità tecniche importanti: per noi è un giocatore fondamentale e fa sempre piacere quando si segna un gol così. Una rete del genere aiuta a crescere mentalmente», ha detto il mister. Un processo importante, per tutta la squadra, proprio come ha voluto sottolineare il nostro centrocampista ai microfoni di Sky Sport:«ho segnato un bel gol, ma era più importante che la squadra tornasse alla vittoria: ora pensiamo al Milan, questo martedì, mancano ancora tante partite alla fine». Parole commisurate, adatte, concrete: perché VOLERE è POTERE, questione di mentalità.
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La partita in pillole
 
Quello di ieri pomeriggio è stato l’incontro numero 50 della storia tra Udinese e Genoa nel campionato di Serie A, il venticinquesimo andato in scena in terra friulana. Il ruolino di marcia aggiornato recita 18 successi a tinte bianconere, uno in meno per i rossoblù, fermi a quota 17, e infine 15 pareggi. L’Udinese sale a quota 81 gol realizzati contro la compagine genovese, al netto dei 71 subiti, allungando così la sua striscia di imbattibilità nei face to face con il «Grifone» a 6 risultati utili consecutivi, frutto di 4 vittorie e 2 pareggi. Per noi terza vittoria consecutiva alla Dacia Arena, dopo quelle maturate contro il Chievo Verona e il Bologna: un evento che non si verificava dal marzo/aprile 2017 quando superammo, in ordine, prima il Palermo, poi proprio il Genoa e infine il Cagliari. Seconda rete stagionale sia per Stefano Okaka che per Rolando Mandragora, rispettivamente dopo quelle realizzate contro Parma e Frosinone. Sul gol del vantaggio terzo assist in campionato di Seko Fofana, il secondo consecutivo, mentre in occasione del raddoppio è stato Ignacio Pussetto a metterci lo zampino per la quinta volta in stagione. Il Genoa ha cercato di imbastire la sua manovra dalle retrovie – tant’è che il quartetto difensivo composto da Criscito, Pedro Pereira, Romero e Zukanović ha gestito il 29% del possesso palla totale della squadra – ma ha incontrato il pressing alto e aggressivo dei nostri. In tal senso è Pussetto il nostro field leader, in quanto a intercetti: tre, e altrettanti sono i contrasti completati e vinti da Sandro sulla linea mediana. Ivan Radovanović è stato invece il catalizzatore di palloni nell’undici scelto da Prandelli, che ha avuto una netta prevalenza nel possesso palla (61 a 39) ma che ha evidentemente faticato e non poco nel creare limpide occasioni da gol. L’Udinese, dal proprio canto, ha impostato un 4-3-3 volto a mantenere le linee serrate nella transizione difensiva – anche al fine di evitare inserimenti da parte degli esterni avversari a supporto di C. Kouamé – trovando poi terreno fertile nelle ripartenze verticali, volte a sfruttare l’ampiezza del campo e la qualità dei singoli. In pratica il bignami della rete dell’1–0: nata da un pallone conquistato da Pussetto, ai danni di Rolón. In sintesi la prestazione di De Paul, decentralizzato da Tudor: quindi meno nevralgico nel fase di possesso – con Stryger Larsen field leader nei passaggi (28) – e più anarchico da un punto di vista tattico, con 3 key passes e 4 dribbling riusciti. Oltre ai numeri e alle statistiche, tuttavia, l’elemento che arricchisce la prestazione collettiva dei nostri uomini è stato sicuramente l’approccio mentale: sbloccando e gestendo il risultato, osando senza mai eccedere, combattendo senza mai mollare. Ogni partita come una finale: è questo il motto dei nostri giocatori. E questa sembra essere, e deve essere, la strada da percorrere.