08 aprile 2019
08 aprile 2019

Udinese-Empoli a mente fredda

Il match report della partita

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Non si parlerebbe di «ARTE DELLA GUERRA» se questa si componesse solo e unicamente dell’equilibrio che separa la vittoria dalla sconfitta, omettendo così fattori fondamentali e variabili quali la strategia e la consapevolezza dei propri mezzi. Lo diceva Sun Tzu, ma lo sa piuttosto bene Igor Tudor che, nella conferenza stampa alla vigilia della sfida-salvezza di ieri pomeriggio contro l’Empoli, aveva sottolineato in egual misura la forza dell’avversario e la fortuna di poter affrontare una partita dal peso specifico enorme tra le mura amiche della Dacia Arena. Ma non prima di aver ribadito la sua piena fiducia nella forza del gruppo, elemento indispensabile per raggiungere l’obiettivo. Queste sono le premesse di un successo straordinario per importanza e per la pericolosità dell’avversario. Un successo sul quale pesa, proprio come previsto dal mister, la carica data ai giocatori dal pubblico e un gruppo mai così unito.
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L’Empoli di Andreazzoli si è presentato a Udine per giocarsi l’intera posta in palio, a viso aperto e senza esclusione di colpi, e lo ha dimostrato con un atteggiamento efficace e concreto: dapprima accarezzando il gol con Farias, murato da uno strepitoso Musso dopo appena cinque giri di orologio, e infine trovandolo grazie ad uno schema su punizione finalizzato da un tiro a incrociare di Caputo. I ritmi al quarto d’ora non possono che assumere un tono vivace: il giro palla empolese è metodico e pungente, tanto da causarci più di qualche semplice mal di testa in un paio di episodi, ma è proprio in quel momento della partita che troviamo lo spiraglio per andare in avanscoperta: Okaka è sempre al fronte, a contendere ogni pallone alla retroguardia avversaria, mentre De Paul e Lasagna diventano gli arditi in prima linea. La rete dell’1-1 siglata dall’argentino è cecchinaggio purissimo: una parabola perfetta, un bilanciamento meraviglioso di potenza e precisione, destinata per forza di cose ad insaccarsi sotto l’incrocio. Le forze in campo si sono commisurate per l’intera durata della prima frazione: stessa fame di risultato e due approcci che, seppur differenti, si sono dimostrati a loro modo proficui. Prima una spettacolare girata al volo di Kevin Lasagna che per poco non ci dava il vantaggio, poi la rete dell’1-2 empolese, quindi il nostro nuovo pari dagli undici metri – per un evidente fallo sempre su Lasagna - dopo un ennesimo attacco a sorpresa imbottito di sostanza. La «x» sembra destinata ad accompagnare gli ultimi scampoli del primo tempo, ma è qui che entra in gioco l’artiglieria pesante: nel minuto di recupero concesso da Orsato infatti è Mandragora a pescare l’angolino basso con quel mancino alla dinamite, già elogiato da Tudor dopo l’eurogol segnato al Genoa sabato scorso.
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Avanti per 3-2 al fischio d’inizio della ripresa, l’espulsione di Zeegelaar intorno al 18’ ci ha costretto a più di mezz’ora in trincea. L’Empoli ha cercato con insistenza il pareggio con Antonelli, subentrato per Pajač, ma in questo caso ci ha pensato Musso a chiudere la saracinesca poco prima dell’ora di gioco: al punto di meritarsi gli elogi di Andreazzoli nel post partita. Complice l’inferiorità numerica Tudor ha il compito di serrare i ranghi: fuori Okaka e dentro De Maio in difesa, con passaggio dal solito sistema a 3 alla linea a 4, poi Pussetto al posto di uno stremato Lasagna, a cui è mancato solamente il gol, e infine Sandro per Fofana. Un cambio, quest’ultimo, volto ad addomesticare il ritmo del gioco, per traghettare la partita allo scadere senza eccedere nel rischio.
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Nel giorno predestinato dai tifosi della Curva Nord per innalzare al cielo la bandiere dal Friûl, col fine di omaggiare 942 lunghi anni di appartenenza identitaria, l’aquila dorata dispiega le sue ali: imperante e orgogliosa, astuta e rapace. La coreografia di ieri pomeriggio, se letta e interpretata in virtù della sua natura, declina inevitabilmente in una finestra sulla realtà: un mezzo che riflette a specchio la grande prestazione messa in campo dai nostri ragazzi, caparbi nel conquistare tre punti più che fondamentali nella corsa alla salvezza. Peraltro contro un Empoli estremamente restìo nell’issare bandiera bianca. Questione di metodo e di consapevolezza, di strategia e di forza d’animo, di rapacità e di orgoglio.
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La partita in pillole
 
Il primo e inedito face to face da allenatori tra Igor Tudor e Aurelio Andreazzoli termina con un successo in favore del nostro tecnico, che in tre partite ufficiali di campionato ha inanellato sette punti sui nove disponibili. Quello andato in scena alla Dacia Arena ieri pomeriggio è stato il ventiquattresimo scontro diretto nella storia del campionato di Serie A tra l’Udinese e l’Empoli, con lo score complessivo e aggiornato che recita 10 vittorie a nostro favore, 6 per la compagine toscana e 8 pareggi. I gol segnati nelle suddette partite sono 53: 31 di questi si tingono del nostro bianconero, 22 dell’azzurro dei rivali. A suggellare la nostra quarta vittoria casalinga consecutiva – in seguito a quelle contro Chievo Verona, Bologna e Genoa – nonché quinto risultato utile (1–1 contro la Fiorentina del 03/02) ci hanno pensato Rodrigo De Paul, che alla centesima presenza in Serie A con la nostra maglia si è tolto la soddisfazione di segnare una pregevole doppietta (salendo così a quota 9 reti in campionato) e Rolando Mandragora, match winner odierno e autore di 2 gol nelle ultime 3 gare successive alla sosta per le Nazionali. Inutili per gli uomini di Andreazzoli, passati per due volte in vantaggio, il quattordicesimo sigillo di Francesco Caputo e il quinto del bosniaco Rade Krunić, che con la rifinitura del momentaneo 1-0 è salito anche a quota 5 assist. Se per l’Empoli continua a perdurare un autentico tabù legato alle trasferte, con appena 4 punti racimolati e 34 gol subiti nella stagione attualmente in corso d’opera, per noi il trionfo di oggi è quanto mai fondamentale al fine di bypassare il record d’imbattibilità casalingo risalente al settembre 2013: in quella occasione restammo imbattuti contro Parma (v), Bologna (n), Genoa (v) e Cagliari (v). Nelle ultime 5 in casa il saldo della nostra differenza reti segna un incoraggiante +5, anche per merito dei due clean sheet di Musso contro Chievo e Genoa, mentre in zona gol – se si considerano le trasferte con Juventus e Napoli – siamo alla settima partita consecutiva in cui riusciamo ad apporre almeno una firma sul tabellino dei marcatori. L’Empoli non si è di certo presentato alla Dacia Arena per stendere il tappeto rosso ai nostri ragazzi, e lo ha dimostrato attraverso un giro palla rapido e vivace che fa capo a Ismaël Bennacer: l’algerino ha gestito il 10.2% del possesso palla empolese (il 64%), ha effettuato 108 tocchi e completato 77 passaggi su 82, rivelandosi prezioso come catalizzatore di palloni e collante tra centrocampo e difesa, dove la prima fase d’impostazione si è concentrata sul centrosinistra presidiato da Veseli (7.4%). L’elemento che nella prima frazione ha giocato a nostro favore, permettendoci in due occasioni di rimontare lo svantaggio e poi di vincere, è stata senza dubbio l’asse verticale composta dal tandem Mandragora-De Paul: una costante linea di passaggio dalla quale è transitato il 14.2% del nostro possesso palla (47%), con l’argentino a far da variabile sia in zona gol (doppietta e 5 tentativi), sia nei panni di elemento transitorio in fase di rifinitura, grazie alla sua liquidità tattica (3 key passes). In fase offensiva i dati parlano di 13 tentativi a 4 per noi, nel primo tempo: un gap colmato nella ripresa (17 a 15) dopo l’espulsione di Zeegelaar, che tuttavia conta 1 intercettazione e 5 contrasti vinti sui 5 tentati nella sua prestazione complessiva, ma che ha obbligato i nostri ragazzi a lasciare campo agli avversari in termini di baricentro: la mole di gioco, difatto, si è sviluppata al 20% nella metà dell’Empoli, e per il 35% nella nostra. Nonostante il doppio svantaggio nel primo tempo e l’inferiorità numerica per più di mezz’ora nel secondo il gruppo ha tutto il merito di essersi ricompattato e riconfigurato con un modus operandi granitico: agguantata la SPAL al quindicesimo posto, quota 32 punti, in attesa di altre 8 finali tutte da vivere.