Quello di ieri sera è stato l’incontro diretto numero 88 della storia tra Milan e Udinese nel campionato di Serie A, il quarantaquattresimo giocato a San Siro, con lo score aggiornato che recita 39 successi per i rossoneri, 16 in nostro favore e 33 pareggi. Prima volta per Igor Tudor come allenatore dell’Udinese contro la compagine meneghina. Quarto incrocio invece per Gennaro Gattuso: 1 vittoria e 3 «X» contro di noi. Continua il tabù a tinte bianconere per il «Diavolo»: di fatto è dal campionato 2007/2008 che il Milan non riesce ad aver ragione dell’Udinese sia nelle gare di andata che in quelle di ritorno. Settimo gol in dieci partite per Krzysztof Piątek: ventesima rete in campionato e ventottesima stagionale per il polacco che non segnava a San Siro da due partite consecutive, e mai quest’anno è rimasto a secco per tre gare casalinghe. Per noi sesto gol in questa Serie A di Kevin Lasagna: il quinto segnato lontano dalle mura amiche della Dacia Arena e terzo consecutivo dopo quelli contro la Juventus e il Napoli. Per il nostro Kevin, che proprio a San Siro realizzò la sua prima rete in Serie A (Inter–Carpi, 1–1), si tratta del quarto sigillo alla «Scala del Calcio» su 5 occasioni utili, tra Inter e Milan. Ottimo trend nella fase di rifinitura per Seko Fofana che, col passaggio decisivo per la rete del definitivo 1–1 di ieri, sale a quota 4 assist dei quali 3 consecutivi. Ad avvalorare le parole di Tudor nella conferenza stampa post partita, in cui il tecnico ha voluto elogiare la concretezza contropiedista dei nostri ragazzi, ci sono le zone di campo: difatto la gara contro il Milan è stata sì una partita di trincea, perché solamente il 16% del gioco complessivo si è sviluppato nella metà campo rossonera, ma non del tutto. Il 51% della partita infatti si è disputata in mediana, sintomo che l’Udinese ha giocato a viso aperto contro la compagine milanista. Il ritmo partita è stato fin da subito fluido e piuttosto vivace da entrambe le parti, attraverso un giro palla rapido e volto a sfruttare l’ampiezza del campo per costruire la transizione offensiva: nel primo tempo il catalizzatore di palloni del Milan, nel 4–3–1–2 scelto da Gattuso, è stato Hakan Çalhanoğlu: il fantasista turco è stato utilizzato come interno dei tre di centrocampo e nel corso della prima frazione ha gestito l’8.2% del fraseggio totale rossonero (il 58%) con 57 tocchi e 26 passaggi completati sui 31 effettuati. I nostri, d’altro canto, hanno imbastito sull’out mancino gran parte della propria manovra d’attacco (il 48%), con Marvin Zeegelaar: che ha tentato cinque dribbling nel primo tempo, completandone tre, oltre a rivelarsi field leader a pari merito con De Paul per tocchi effettuati (37, oltre al 90% di precisione nel fraseggio, per l’olandese). L’elemento che probabilmente ha fatto la differenza nell’inerzia della partita è stato l’innalzarsi graduale del nostro baricentro, tant’è che a fine partita il field leader milanista nel possesso palla è stato Mateo Musacchio: con un 6.7% di gestione, al posto di Çalhanoğlu. In tal senso a centrocampo si è statisticamente disputata una partita a specchio: De Paul contro Çalhanoğlu, i due interni, e Behrami contro Biglia, i due vertici bassi. Il nostro numero dieci argentino e l’eclettico fantasista turco si equivalgono praticamente in tutto: mole di gioco gestita (6.6% di possesso palla sul totale delle rispettive squadre), tocchi (86 a 83), passaggi completati (44 a testa, nonostante De Paul abbia dalla sua anche 4 key passes), un 100% di successo nei dribbling (4 a 2) e – dato curioso in virtù delle loro caratteristiche offensive – anche nei contrasti (6, a testa). Solo Behrami e Biglia ne contano uno in più, ma il loro 6 su 7 non li porta ad avere la massima percentuale di successo. Nonostante i 18 tentativi milanisti verso la porta di Musso, contro i nostri 7, l’Udinese è riuscita a concludere nel 57% in area di rigore (contro il 53% del Milan): tanti dati che portano in dote una prova. Di chi vuole giocarsi a viso aperto ogni partita.