30 ottobre 2020
30 ottobre 2020

Deulofeu alla Gazzetta dello Sport

L'attaccante spagnolo intervistato dal quotidiano rosa

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Cosa è passato rispetto ai sei mesi passati al Milan da gennaio a giugno del 2017? Poco, perché Gerard Deulofeu vive in albergo a Udine come a Milano, ama ancora imperversare a sinistra nel 4-3-3 e ha sempre la consapevolezza di essere un gran calciatore. Solo che ora arriva da una rottura di un crociato (a fine febbraio in maglia Watford, contro il Liverpool)e il recupero non è mai facile. Mercoledì ha fatto le prove generali, nel 4-3-3 con Vicenza e a tratti è sembrato irresistibile: <<Mi manca ancora un po' di velocità e di intensità per tornare al mio livello. Ma ho segnato il primo gol, ora dobbiamo solo cambiare con i risultati in campo>>.

E domenica arriva il Milan, la squadra in cui era felice
<<Non vedo l'ora di affrontarli, stanno facendo molto bene, anche con Ibrahimovic. Ma sono convinto che se giochiamo con più intensità possiamo vincere anche perché dobbiamo fare punti>>

È vero che lei in estate voleva tornare al Milan?
<<Era un'opzione, come lo è stato il Napoli e altre big. Poi si è deciso per Udine perché a me serve giocare con continuità per tornare ai miei livelli. Io vivo per il calcio e voglio sempre giocare, stare in panchina non mi piace. Se non gioco non sono felice.>>

Lei si trovava bene con Vincenzo Montella con il quale, invece,  altri non se la passavano benissimo. Sopportava pure il menù vegano.
<<Io adoro le verdure. Le magio sempre. Con lui ho stabilito una buona relazione anche fuori dal campo. Giocavo nel 4-3-3 a sinistra, a tutta velocità, sfruttando l'uno contro uno, come faccio da quando ero ragazzino anche nelle nazionali giovanili spagnole.>>

Del Milan in cui c'era lei sono rimasti Donnarumma, Calabria e Romagnoli.
<<È il calcio. Sono cambiate due proprietà. Ogni tanto mi sono sentito con Gigio via Instagram. Quanti goal gli facevo>>.

Ora però deve ricominciare. È la storia della sua carriera. Ripartire sempre.
<<A me importa il presente. Per costruire il futuro. La discontinuità mi ha frenato. Non sono stato regolare. Ora c'è la maturità>>.

Attende pure un secondo figlio.
<<Si, nasce tra poco.>>

L'obiettivo è tornare nella Nazionale spagnola?
<<Lavoro pure per quello>>.

Con le giovanili ha vinto due europei Under 19. La soddisfazione più grande?
<<Quelle vittorie lo sono. Ho giocato bene in Premier che ti fa vivere in un'altra maniera. C'è passione. Lo sa che all'Everton sono stato il maggior fornitore di assist di Lukaku? Ma l'Europa League con il Siviglia è il trofeo a cui tengo di più>>.

Ora è Udine dove in palio c'è la salvezza
<<Devo aiutare la squadra a far bene, ma è un buon gruppo con tanta professionalità. Pereyra e Pussetto, con i quali sono stato al Watford, mi aiutano nell'inserimento, ci sono argentini, brasiliani, spagnoli, sto bene. E De Paul è un giocatore di livello troppo alto. Abbiamo perso immeritatamente delle partite>>.

Con l'allenatore Gotti come va? Non la obbliga a mangiare le verdure
<<Le verdure le amo. Mi sembra un buon allenatore, ci ho parlato, ma non lo conosco ancora bene. Gli ho detto come mi piace giocare. Dobbiamo fare punti>>.

Torniamo indietro: lei è cresciuto al Barcellona, cosa significa?

<<Che è stato un bel periodo. Ma ora sono del Watford. Sicuramente mi stupisce che Messi sia il numero uno a questi livelli da 15 anni>>.

E del periodo al Milan che ricorda?
<<Che con Suso eravamo sempre insieme, andavamo spesso al ristorante ed eravamo felici. Ronaldinho, che adoravo, insegna che il calcio è allegria>>.