02 settembre 2019
02 settembre 2019

Il racconto della partita

Udinese-Parma

Della sconfitta di ieri non è tutto da buttare: bisogna sfogliare il libro, una pagina alla volta, per interpretare al meglio il suo contenuto. È quello che ci prefiggiamo di fare riguardando quanto visto ieri sera alla Dacia Arena, nella partita tra Udinese e Parma valida per il secondo turno di Serie A. La mentalità messa in mostra dai bianconeri è stata quella più giusta sin dai primi giri d’orologio, al netto di una rivale ostica e pragmatica. Un approccio e un gioco positivi che purtroppo non hanno condotto al risultato sperato: lo testimoniano in primo luogo le statistiche, ma anche il coraggio e la grinta che i nostri hanno esternato dall’inizio alla fine della gara. Il primo quarto d’ora è stato criptico e alquanto pugilistico: una scolastica fase di studio tra due squadre ben disposte sul campo, con il Parma che ha gestito più possesso palla e l’Udinese che ha prodotto maggiori occasioni da gol. Sotto questo aspetto la retroguardia ducale ha patito il prezioso lavoro di raccordo svolto da Sema e Stryger, sempre pronti a scambiarsi di fascia per infittire il dialogo con il reparto avanzato: la chiave tattica che, nel climax di un equilibrio sostanziale, ha permesso a Kevin Lasagna di bruciare in corsa Iacoponi, prima di fulminare Sepe con un violentissimo diagonale. Un gol rabbioso, intriso della più pura fame agonistica, che ha spinto gli uomini di D’Aversa ad alzarsi di baricentro, trovando tuttavia una sistematica opposizione della nostra retroguardia, coadiuvata da Mandragora e Jajalo, pertinaci nel rimpolpare le marcature sugli esterni d’attacco.
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Con gli avversari sbilanciati e arrembanti non ci sono mancate le opportunità per raddoppiare, prima con il solito Lasagna e poi con Rodrigo De Paul (nella stessa azione peraltro). Ma due prodigi di Sepe e il loro unico tiro nello specchio, di Gervinho, hanno ricanalizzato sulla parità l’economia della gara. «[...]Prendiamo comunque la sconfitta come uno spunto per migliorare, siamo riusciti a fare bene in certi momenti, poi alcuni errori hanno consegnato la partita ai nostri avversari. Semplicemente è andata male: oggi a loro, domani a noi», ha detto mister Tudor nella conferenza stampa post partita: con tanta autocritica e, altresì, la piena comprensione delle illogiche dinamiche di campo che rendono ogni partita a sé stante. Il copione del secondo tempo, del resto, è stato identico a quello del primo: l’Udinese subito intraprendente, con un’insidiosa conclusione tentata da Nestorovski, e il Parma tutto arroccato dietro, pronto a pungere in contropiede con i suoi velocisti. I gol ducali, del vantaggio e della sicurezza, sono arrivati su due ripartenze orchestrate dal piede di Gervinho, probabilmente nel nostro miglior momento: sia per la mole di gioco espressa, sia per le occasioni create. A quel punto Tudor ha provato il tutto e per tutto inserendo Teodorczyk per Stryger, impostando un assetto tattico con quattro attaccanti, ma negli ultimi cinque minuti Sepe ha compiuto altri due miracoli, Bruno Alves ha salvato un gol (quasi) sulla linea e De Paul ha lambito il palo con una conclusione al volo. Una serie di sfortunati eventi, ai quali si aggiunge anche un dubbio contatto nell’area di rigore ducale tra Iacoponi e Teodorczyk: non definibile un rigore a priori, ma di sicuro degno di un silent check del VAR. «Io sono ottimista, abbiamo dei giocatori bravi, che vogliono sempre migliorare e vogliono sempre ottenere il massimo da ogni partita. Oggi i ragazzi ce l’hanno messa tutta ma non sono riusciti a capitalizzare. Purtroppo, quando crei tanto e non la butti dentro, spesso perdi la partita», ha concluso Tudor. C’è del rammarico, com’è normale che sia quando si perde, ma anche altrettanta consapevolezza nel volgere lo sguardo al bicchiere mezzo pieno. 
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La partita in pillole


Quello andato in scena ieri sera, nella cornice della Dacia Arena, è stato l’incontro diretto numero 45 della storia tra l’Udinese e il Parma, con il ruolino di marcia aggiornato che recita 20 vittorie ducali e 15 a nostro favore, cui si sommano anche 10 pareggi. I bianconeri hanno imbastito un giropalla volto a sfruttare l’ampiezza del campo e gli esterni, come dimostrano i numeri relativi alle fasce d’attacco, ripartiti in modo piuttosto equo ed eterogeneo: il 35% della transizione offensiva friulana si è sviluppata a sinistra, il 34% a destra e il 31% lungo la corsia centrale. Il fulcro della manovra è stato senza dubbio Mato Jajalo: il bosniaco infatti ha gestito il 6.7% del nostro possesso palla totale (il 52%) ed è field leader per tocchi effettuati (90), passaggi (55 su 63) e dribbling completati (6, il 75%), cui si sommano anche 3 intercettazioni. Altrettanto buona è stata la prima da titolare di De Paul: «el diéz» argentino ha completato positivamente il 100% dei dribbling effettuati (4, come Gervinho), 4 tiri on target sugli 11 totali della squadra e ben 5 key passes (field leader, con Stryger Larsen). La qualità di palleggio e l’impronta offensiva bianconera si denotano anche dalle zone di tiro: l’Udinese, di fatto, è arrivata a calciare in area di rigore nel 73% delle occasioni (contro il 38% degli avversari), cercando la soluzione dalla lunga gittata solo nel 27% dei casi, con 8 calci d’angolo battuti a 1.

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