26 agosto 2019
26 agosto 2019

Il racconto della partita

Udinese-Milan

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L’ha baciato il pallone, Rodrigo De Paul, apprestandosi a battere quel calcio d’angolo, a pochi giri d’orologio dall’ultimo quarto d’ora di gara: lo ha coccolato con l’atteggiamento tipico di chi sà dargli del «tu», prima di indirizzarlo sulla testa dell’altro Rodrigo, quello nuovo, Becão, che con uno stacco perentorio ha mandato in orbita la cornice di pubblico della Dacia Arena. La vittoria dell’Udinese ai danni del Milan, alla prima di Serie A, è il risultato della forza delle idee di mister Tudor e della loro perfetta interpretazione da parte dei giocatori, sia in termini tattici che di pura e orgogliosa fame agonistica. I rossoneri, sin dalle prime battute di gioco, hanno tentato d’imprimere il proprio ritmo attraverso un giropalla centralizzato, volto a liberare l’estro di un Suso sulla trequarti, pronto a servire sulla verticale Piątek e Castillejo. Nell’opposizione, la nostra retroguardia e gli interni di centrocampo, però, hanno mostrato un’applicazione dottrinale e una compattezza granitica: tanto nelle marcature quanto negli anticipi, intasando le vie della manovra milanista. Intorno al quarto d’ora, dopo una breve fase di studio, i bianconeri si sono alzati di baricentro, guadagnando sempre più metri di campo nella tessitura della manovra grazie soprattutto ai centrocampisti: Jajalo ha distribuito classiche geometrie, soprattutto nel fraseggio breve, Mandragora è stato chirurgico nel dispensare sventagliate in ampiezza sugli esterni, tassativamente trovati a memoria, e Fofana ha conferito una maggior trazione offensiva alla squadra, trasformando così il 3–5–2 iniziale in un falso 3–4–2–1. A La squadra di Giampaolo è apparsa poco lucida nel primo palleggio e nell’arginare con l’attenzione necessaria il generoso lavoro spalle alla porta di Lasagna e la gambeta di Pussetto sulle ripartenze: sempre pronti, ad alzare il pressing sui portatori di palla avversari. Eppure, siccome NON sempre l’attacco è la miglior difesa, ci ha pensato Ekong a riportare il sereno sulla Dacia Arena con il suo tackle monumentale, sull’unico lampo di Piątek, intorno alla mezz’ora. I ritmi di gioco sono stati piacevoli e l’equilibrio sostanziale, nella prima frazione, al netto di uno zero condiviso sulla voce dei tiri nello specchio. L’Udinese ha cercato diversi schemi sui calci da fermo, palesando una freschezza atletica e muscolare importante, al netto di un Milan sottotono, punito con tre cartellini gialli ai suoi altrettanti centrocampisti e l’autorete rischiata da Borini sugli sviluppi di un corner. «Sono contento dell’applicazione vista da parte dei ragazzi e della capacità dei nuovi di inserirsi subito», ha raccontato mister Tudor nella conferenza stampa post partita di ieri sera. E in effetti, l’atteggiamento visto nella seconda metà di gara, riassume perfettamente le dichiarazioni dell’allenatore croato. Il gruppo, man mano, ha assunto più consapevolezza nei propri mezzi, imperversando attraverso un possesso palla fluido e ragionato: impossibile non menzionare, a tal proposito, l’azione tutta in velocità tra Stryger Larsen, Pussetto e Lasagna a venti dalla fine, terminata sul fondo dopo il colpo di testa del capitano. Preludio del gol vittoria, dopo le prime tre conclusioni nello specchio della partita: tutte bianconere peraltro, con Mandragora, Fofana e Jajalo. «I ragazzi hanno interpretato il match come volevo e come speravo, con voglia di soffrire e sacrificarsi, ma anche di ripartire e fare male. Come detto in conferenza stampa: se ti prepari solo per difendere diventa tutto più difficile», ha detto Tudor. E così è stato. Con due sostituzioni che, se lette tra le righe, trasudano voglia di rischiare, e possibilmente vincere: prima Nestorovski per Fofana, per dare centimetri e peso all’attacco, togliendo un centrocampista, e poi De Paul per uno stremato Pussetto. Questione di tempo, di un minuto, e il diéz ha fatto ciò che di meglio sà fare, confezionando una palla al bacio per il gol di Becão. Quella della vittoria, che appena due minuti dopo sarebbe potuta diventare anche più ampia, non fosse stato per il prodigioso riflesso con cui Donnarumma ha chiuso la saracinesca a Lasagna. Il Milan ha gettato nella mischia Bennacer per Paquetá e il giovane Leão per Castillejo, l’Udinese ha risposto con l’esordio di Ken Sema, l’ultimo arrivato in casa bianconera, mettendo in ghiaccio una partita che porta in dote tre punti che definirli importanti sarebbe un eufemismo. «Il campionato è molto lungo, e ci sarà bisogno di tutti quanti», ha concluso Tudor, con il bottino pieno in tasca.
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La partita in pillole

 
L’anticipo domenicale della Dacia Arena è stato l’ottantanovesimo incontro tra Udinese e Milan nel campionato di Serie A: si tratta del successo numero 17, per i bianconeri, al netto di 33 pareggi e 39 vittorie della compagine milanista. Il primo gol nel professionismo di Rodrigo Becão sfata un tabù a nostro favore, confermandone al contempo un altro a scapito dei nostri avversari: da una parte c’è il nostro primo successo sul Milan alla prima giornata, dopo cinque precedenti, e dall’altra continua il trend negativo di Marco Giampaolo in terra friulana. Il tecnico di Bellinzona ha vinto solamente una delle 8 partite giocate contro l’Udinese in trasferta. Il sostanziale equilibrio che ha fatto da padrone durante la prima frazione si riflette a specchio nei dati sulle zone di azione e di tiro: il 52% del gioco complessivo si è sviluppato nella fascia centrale del campo, il 25% nel settore ospite, e il 23% nella nostra metà. L’Udinese nel 65% delle occasioni da rete create ha cercato delle soluzioni dalla lunga distanza, arrivando a concludere in area di rigore nel restante 35% dei casi: statistiche non dissimili rispetto a quelle rossonere, rispettivamente del 64 e del 36%. La manovra sortita dai bianconeri era rivolta a un’impostazione palla a terra a partire dalle retrovie utilizzando Troost Ekong come primo palleggiatore, e collegamento, per Mandragora a centrocampo: i due, non per caso, sono field leader della squadra con il 4.7% e il 5% del possesso palla friulano. La volontà di giocare in ampiezza viene dimostrata dai tocchi effettuati da Larsen (61) e Pezzella (56), rispettivamente il secondo e il quinto giocatore di Tudor ad averne effettuati di più nella fase d’impostazione. Nonostante una percentuale maggiore di possesso palla da parte del Milan (58%, a 42%), l’Udinese ha fatto sfoggio di un’indole offensiva considerevole, con 9 calci d’angolo a 4 e 17 tiri a 14. Ad averci provato di più è stato Kevin Lasagna (4), seguito dai tre interni di centrocampo (Mandragora, Jajalo, Fofana), che hanno provato per tre volte a testa a trovare la via del gol. Il prezioso lavoro di Fofana tra le linee si concretizza nei quattro dribbling riusciti (100% di successo) e nel 90% di passaggi completati correttamente. Dato, quest’ultimo, condiviso con Rodrigo Becão: per il match–winner della partita 4 duelli aerei vinti e 4 intercetti, cui si aggiunge anche un 100% di successo nei tackle completati. La razionalizzazione dei compiti in campo come primo dettame, un approccio che spesso fa la differenza. 
 
Statistiche: OPTA & Whoscored