12 febbraio 2021
12 febbraio 2021

Arslan al Gazzettino

L'intervista del centrocampista bianconero al Gazzettino

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Il centrocampista bianconero Tolgay Arslan ha parlato al "Gazzettino" in un'intervista pubblicata stamane.
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Rispetto alla gara d'andata, che l’Udinese aveva perso peraltro in maniera immeritata, lei quanto è migliorato?

«Molto - garantisce -. Allora eravamo all’inizio del campionato ed era da poco cominciata la mia nuova avventura. Il primo allenamento con la squadra l’avevo sostenuto proprio alla vigilia del debutto in trasferta a Verona. Senza contare che non mi preparavo da tempo come avrei voluto e dovuto. Oltretutto ero reduce da un’annata in cui non avevo giocato molto, una ventina di gare, tormentato da problemi di natura fisica. Ora sto bene, sotto questo punto di vista. Il lavoro che svolgo a Udine mi ha consentito di essere al top sotto il profilo fisico e atletico e avverto più fiducia nelle mie qualità. Inoltre conosco molto meglio i compagni e il campionato italiano».

Lei ha alle spalle una lunga carriera iniziata in Germania e poi spostatasi in Turchia. Si può già dire che questa è una delle sue migliori stagioni?


«Francamente non saprei. È una situazione sicuramente diversa da quelle vissute in Germania e soprattutto in Turchia, nel Besiktas, dove ho trascorso tre anni conquistando e disputando pure la Champions League. Lì c’erano molte pressioni. Nell’Udinese invece no, c’è la giusta tranquillità. L’ambiente è familiare e hai la possibilità di essere un pochino più rilassato, nel senso di non vivere particolari tensioni».


Dopo oltre 20 gare lei è in grado di rispondere se è più un mediano o se preferisce agire da mezzala, i ruoli che sinora ha alternato con Gotti?

«In primis dico che è importante giocare. In ogni caso preferisco essere un play, perché posso toccare più palloni essendo sovente nel vivo del gioco. Poi è chiaro che sto agli ordini. È l’allenatore che turno dopo turno, in base a tanti fattori, ti assegna il compito da svolgere».

Qual è stato il momento più bello della sua ancor breve esperienza friulana?

«Mi ha fatto piacere segnare gol pesanti contro la Lazio e il Bologna, ma ho soprattutto un ottimo ricordo del match con il Sassuolo. Quella sera dopo lo 0-0, in cui tutti hanno fatto la loro parte, sono rientrato sollevato negli spogliatoi. Ok, sto proprio bene, mi sono
detto. Ho capito che potevo difendere al meglio la causa dell’Udinese e ricevuto risposte positive da tutto il gruppo, di cui sono felice di far parte».


È vero che contro la Roma dovrete dimenticarvi delle ultime due partite, ma è indubbio che la squadra stia crescendo. E non solo perché ha ritrovato un Deulofeu quasi al top o perché è giunto Llorente. Giusto?

«Siamo cresciuti tutti, è migliorata sul campo la connessione tra noi giocatori, ma non posso nemmeno dimenticare i progressi che sta facendo
Deulofeu. Va anche evidenziato che l’Udinese è composta da diversi giocatori di valore, ed è inutile fare l’elenco, tutti li vedono all’opera. Poi c’è dell’altro, un’aria diversa e un’atmosfera particolare che identificano la squadra e la società in una grande famiglia ».


Cosa le piace di Udine?

«C’è quella familiarità alla quale ho fatto riferimento che contraddistingue squadra e società. Io ho vissuto anche in città grandi, autentiche metropoli come Istanbul, dove non godevi di serenità. Quando, emergenza Covid permettendo, mi reco in centro a Udine, ognuno rispetta la privacy dell’altro, quindi l’uomo e dell’atleta. Anche quando mi capita di mangiare al ristorante nessuno mi disturba».

Un giudizio sui tifosi?

«Mi sono pure reso conto che i fans ci sono particolarmente vicini e ci incitano sempre. Aggiungo che ci mancano e che noi manchiamo a loro nelle gare casalinghe. Spero che questa grave situazione sanitaria possa normalizzarsi quanto prima - conclude Arslan -, in primis per la salute di tutti e per l’economia, poi perché il calcio senza spettatori è un’altra cosa».