Dopo i tre anni di Udine dovetti andare via. Avrei voluto restare ma non trovammo l’accordo con la società di allora, erano cambiate le cose anche in squadra e con la guida tecnica.
Mi capitò l’occasione di andare all’Inter dove era appena arrivato da Udine Franco Dal Cin.
Quell’anno mi arrivò anche una proposta molto importante dal Napoli, era la stagione dell’arrivo di Maradona, ma io avevo l’accordo con l’Inter di Pellegrini, raggiunto neanche 24 ore prima. Mi arrivò la telefonata da Napoli: “Barone, vieni a giocare con Maradona, stiamo facendo una squadra da scudetto”. Però avevo dato la mia parola, non c’era ancora nulla di firmato con i nerazzurri ma le persone si riconoscono da queste cose, la stretta di mano vale più di una firma. Sono contento di aver fatto quella scelta ma non aver giocato con Maradona è uno dei pochi rimpianti che ho nella mia carriera.
In quella estate rifiutai anche il ritorno alla Juventus, mi chiamò Boniperti ma l’allenatore era lo stesso di quando me ne ero andato tre anni prima, non potevo tornare e scherzando gli dissi “Presidente, vado all’Inter per fare un dispetto a lei”. Mi chiamò subito dopo l’Avvocato per convincermi, anche a lui dissi di no con estremo dispiacere. Era quasi incredulo che andassi proprio ai rivali dell’Inter.
All’epoca questa rivalità c’era già, era molto sentita ma con meno astio rispetto ad oggi. Il grande Gianni Brera definì Juve-Inter “il Derby d’Italia”, una definizione perfetta per una sfida che ho vissuto tante volte da Torino ma, dopo Udine, anche da Milano in un’annata che ricordo con piacere per l’ambiente e le persone che ho trovato, ma anche con rimpianto perché, con la qualità di quella squadra che davanti aveva Altobelli, Brady, Rumenigge, avremmo potuto fare molto di più.
Franco Causio
Franco Causio