Nel 1973 ero in tournee in Brasile, tra le partite disputate a Rio De Janeiro c’era quella con il Flamengo, la squadra di Zico, è stata la prima volta che ci siamo incontrati.
È dovuto passare qualche anno per ritrovarlo: accadde appena nel ’78, ai Mondiali in Argentina, da lì passò un solo anno per giocare assieme nella partita del Resto del Mondo contro l’Albiceleste. Una partita memorabile, abbiamo rovinato la passerella dell’Argentina che si era appena laureata Campione del Mondo.
Ricordo ancora quella formazione: Koncilia, Cabrini, Kaltz, Pezzey, Krol, Asensi, Tardelli, Platini, Causio, Boniek, Rossi.
Zico non partiva da titolare, ha dato il cambio a Platini nel secondo tempo, dopo che eravamo andati sotto 1-0 per un gol dell’esordiente Diego Armando Maradona. Siamo riusciti a ribaltare il risultato grazie ai gol di Paolino Rossi e dello stesso Zico. Videla alla fine non ci è venuto nemmeno a salutare.
Lì abbiamo fatto amicizia e ho iniziato a conoscere l’uomo dietro al campione.
Le nostre strade si sono poi incrociate qui a Udine, era l’estate del 1983 e abbiamo giocato un anno intero assieme. Non abbiamo più smesso di sentirci, complice anche il fatto che mia moglie sia brasiliana. Torno spesso in Brasile e diverse volte ci siamo incontrati là, anche con altri giocatori, come Bebeto, Edinho, Romario.
Già il modo in cui Zico è arrivato a giocare all’Udinese è stato straordinario. In molti, anche del mondo politico si erano interessati alla vicenda, addirittura il Presidente Pertini. Alla fine l’importante è stato che Zico abbia potuto giocare, per regalare un sogno ai tifosi. La prima partita l’abbiamo fatta qui, al Friuli. Siamo arrivati direttamente dal Brasile anche in quel caso: atterrati a Milano in mattinata per poi arrivare a Udine con il pullman. La sera stessa abbiamo giocato contro il Flamengo, davanti a un pubblico caldissimo. Zico è stato presentato ai friulani in un’apoteosi di passione. I numeri di quell’anno parlano chiaro: 27mila abbonati, stadio da 50mila posti a sedere sempre pieno. Uno spettacolo!
Il mondo era molto meno globalizzato all’epoca, ho aiutato Zico ad integrarsi e nonostante fosse un ragazzo abbastanza taciturno dimostrava una pasta eccezionale, un uomo speciale. Non bisogna dimenticare che era già considerato il giocatore più forte al mondo, ma questo sembrava non turbarlo, non si sentiva superiore. È sempre restato un umile e grande lavoratore, si è perfettamente calato nella quotidianità friulana.
Qui a Udine ha trovato una squadra pronta, già compatta, con elementi di primissimo livello come Mauro, Virdis, Edinho. Lui doveva essere la ciliegina sulla torta. L’unico rimpianto è che se quell’anno lui non si fosse fatto male, a parte vincere sicuramente la classifica cannonieri, l’intera Udinese avrebbe ambito a qualcosa di grande. In 20 partite aveva fatto 19 gol, era davvero tanta roba. La prima partita che ha giocato in campionato è stata a Genova, contro i grifoni. Quel giorno ha messo subito a segno una doppietta, abbiamo vinto 5 a 0. Da lì in poi è stato un Campionato spettacolare, ovunque andassimo i tifosi avversari ci applaudivano, eravamo una squadra che faceva davvero divertire. Zico in particolare era molto amato dalle tifoserie, non poteva che essere così. È emblematico quello che è successo a Catania, al vecchio “Massimino”: dovevamo battere una punizione dal limite e come sempre sulla palla c’eravamo io e lui. In porta per il Catania c’era Sorrentino, papà dell’attuale portiere del ChievoVerona. Come sempre ho chiesto a Zico “blocco o tiri di prima?”, lui mi ha risposto “Barone tranquillo, tiro di prima”. Tutto lo stadio in coro ripeteva “ZICO, ZICO, ZICO”, qualcosa di incredibile. Nemmeno a dirlo quel tiro si è infilato alle spalle di Sorrentino, tutti in piedi ad applaudire. In questo senso il gioco che esprimeva incarnava veramente i valori di questo sport, quelli che uniscono le persone e che lo rendono così magico. In campo era eccezionale nella sua semplicità, nella sua essenzialità di gioco. Il classico giocatore che quando è in campo fa giocare meglio tutti i suoi compagni di squadra.
Ricordo benissimo il più bel complimento che mi ha fatto: “Tu Barone, sei il più brasiliano di tutti in questo spogliatoio”.
Auguri Galinho!