18 febbraio 2019
18 febbraio 2019

A mente fredda

Udinese-Chievo Match Analysis

«La necessità è l’arma ultima e maggiore», diceva Tito Livio. Erano necessari tre punti e tre punti sono arrivati, attraverso una prestazione collettiva fondata su compattezza e determinazione ferrea. In un momento della stagione alquanto cruciale e dicotomico, a cavallo tra la necessità strutturale di trovare un’identità comune e il bisogno primordiale di incettare dei risultati utili in chiave salvezza. «Quella di oggi è stata una vittoria che ci permette di tenere il passo delle nostre dirette avversarie», ha detto in conferenza stampa mister Davide Nicola che – com’è nel suo stile – ha voluto anteporre i fatti di campo agli episodi da moviola. In fin dei conti: «fortuna o sfortuna, chi può dirlo! Se uno vuole ragionare così nelle precedenti partite allora non siamo stati fortunati».
 
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«C’era tensione oggi in campo», ha poi sottolineato il nostro allenatore – tant’è che il direttore di gara Valeri ha avuto parecchio lavoro da svolgere sventolando ben 9 cartellini gialli (5 per noi e 4 contro i clivensi) – che poi ha proseguito elogiando la prestazione collettiva, da vero GRUPPO, dei nostri ragazzi: «siamo stati bravi a non disunirci nei momenti difficili». Perché all’iniziale colpo di testa ravvicinato di Depaoli, su splendido suggerimento di Đorđević, ha risposto subito Nuytinck, il cui tiro da quaranta metri dopo circa dieci minuti di gioco ha fatto tremare il palo per i restanti ottanta. Perché alle parate di un PUER AETERNUS come Sorrentino, strepitoso nel neutralizzare una potente conclusione centrale di Fofana a quindici dalla fine e nell’intuire l’angolo scelto da Teodorczyk nell’occasione del calcio di rigore (senza tuttavia riuscire ad intervenire sul tap-in del polacco) ha risposto un Musso altrettanto fenomenale, bravo nel disinnescare con spietata freddezza due conclusioni ravvicinate di Meggiorini. Perché Troost-Ekong, De Paul e Mandragora – i giocatori che per il nostro allenatore «hanno la grande responsabilità di essere sempre pronti» –hanno risposto “presente” all’appello. Così come Zeegelaar, chiamato in causa dopo l’infortunio di D’Alessandro e «simbolo di quanto questa squadra voglia essere unita». Oppure Teodorczyk, che dopo i tanti mesi trascorsi in infermeria ha deciso di accollarsi tutto il peso del rigore decisivo, prima sbagliandolo e poi correggendolo con un facile tap-in sulla risposta di Sorrentino, trovando così la sua prima rete italiana. Magari senza condizione fisica, certo, ma di sicuro con grande personalità.

 

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«Siamo un gruppo, stiamo diventando un gruppo e adesso vogliamo vincere con prestazioni migliori» ha rimarcato Nicola, che in merito alla folta concorrenza nel reparto offensivo bianconero e al cambio di modulo del secondo tempo si è espresso così: «la meritocrazia viene applicata, sempre: Pussetto è entrato in gara molto bene. Di partita in partita usiamo gli attaccanti che abbiamo: Ignacio sta bene, mentre Okaka ha accusato un lieve fastidio muscolare – ha spiegato – ma siamo in una situazione dove dobbiamo gestire al meglio questi due giocatori per farli entrare in forma. Nel secondo tempo abbiamo cambiato il 3-5-2 con il 4-3-3, poi con Pussetto siamo tornati al modulo precedente perché questa era una partita dov’era necessario fare di tutto per cercare di vincere».
 
Cambiamenti che, al contrario, non devono avvenire in quanto a mentalità. Perché per il mister la via intrapresa è quella giusta. «Non ho preoccupazioni per quanto riguarda il gioco, con il Chievo è stata una partita sporca, come mi attendevo che fosse» ha detto, prima di concludere il discorso con parole impregnate tanto di raziocinio quanto di fiducia: «Bisogna avere la forza di tenere da un punto di vista mentale e tecnico-tattico [...]. In ogni gara dobbiamo essere competitivi per portare a casa punti. Oggi siamo stanchi ma sono soddisfatto, perché il duro lavoro ha pagato, abbiamo lasciato tutte le nostre energie sul campo». E questa settimana, dato il rinvio della gara contro la Lazio, ci sarà tutto il tempo di recuperare le forze. Oltre a lavorare sodo ovviamente, uniti, senza perdere di vista l’obiettivo. Con gli occhi già proiettati al 3 marzo, quando ospiteremo alla Dacia Arena il Bologna di Siniša Mihajlović. Da ieri con tre, preziosissimi punti in più messi in cassaforte.
 
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La partita in pillole

 

Quello di ieri è stato il diciassettesimo scontro diretto della storia in terra friulana tra l’Udinese e il Chievo. Il ruolino di marcia oggi recita 8 vittorie a nostro favore – il doppio di quelle dei clivensi – e 7 pareggi, mentre il totale su 34 incontri è di 13 vittorie a tinte bianconere, altrettanti pareggi e infine 8 successi per i gialloblù. Il tono attendista e agonistico della partita si può capire già dalla percentuale legata alle zone di campo in cui s’è sviluppato il gioco: il 44% nella fascia centrale, il 30% nella nostra metà campo e il 27% in quella ospite. Il Chievo ha gestito il 57% del possesso palla cercando di tessere la propria manovra offensiva sulla fascia destra (45%), con Depaoli e Léris che hanno effettuato 168 tocchi sui 703 totali della squadra e Giaccherini libero di svariare su tutto il fronte offensivo, mentre l’Udinese ha provato a sfruttare maggiormente la fascia sinistra (un netto 54%), tant’è che De Paul – schierato come mezz’ala in quella zona di campo – e Nuytinck hanno gestito rispettivamente il 6.2 e il 6% dell’intero possesso palla bianconero, che ammonta al 43%. In zona-gol l’Udinese ha creato 13 occasioni contro le 22 del Chievo pur avendo rispetto ai clivensi una miglior percentuale on-target: 7 tiri nello specchio a 6 e un 85% di tentativi effettuati dalla fascia centrale del campo. La percentuale legata alle zone di tiro, d’altro canto, evidenzia quanto le due squadre abbiano faticato a trovare uno spiraglio nella transizione offensiva – per tentar di farsi male – e al contempo di quanto le rispettive difese siano state efficaci in fase di rottura: l’Udinese ha raggiunto l’area di rigore solo nel 23% dei casi (contro il 36% del Chievo) cercando in particolar modo lo scarico dal fondo del campo alla ricerca dei centrocampisti a rimorchio. Il nostro “field leader” in quanto a tentativi effettuati è Rodrigo De Paul (3) – che è tale anche per numero di tocchi (84) e dribbling riusciti (4) – seguito da Łukasz Teodorczyk (2). Il primo gol in Serie A del polacco, su tap-in dopo l’errore dal dischetto, corrisponde anche a il penalty numero 25 parato in carriera da Sorrentino. Il Chievo rimane così il fanalino di coda di questa Serie A con 9 punti, a -6 dal penultimo posto presidiato dal Frosinone, mentre l’Udinese sale a 22 punti distanziando momentaneamente la zona rossa di 4 lunghezze, in attesa del Monday night tra Roma e Bologna, e agguantando il quindicesimo posto a pari merito con la SPAL.