09 dicembre 2018
09 dicembre 2018

La genesi del var

La rivoluzione di Gianpaolo Pozzo

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"Fare l’arbitro senza tecnologia a disposizione è difficile. È un mestiere delicato: scelte errate possono avere costi elevatissimi. Bisognava fare qualcosa”. Inizia così, all’Auditorium della Dacia Arena, l’incontro sulle origini del Var, organizzato dall’Udinese prima del match contro l’Atalanta: a parlare è Gianpaolo Pozzo, che ripercorre le scelte che lo portarono, nel 2001, a iniziare la sua battaglia per introdurre la tecnologia - allora era poco più di uno studio di fattibilità, una intuizione - negli stadi: “Eravamo dei visionari, ricorda ancora Pozzo - le condizioni tecniche non c’erano ancora, ma bisognava iniziare”.
Premessa dovuta al presidente della Lega Calcio dei primi anni 2000, quel Franco Carraro che fra i primi seppe appoggiare il sogno di Giampaolo Pozzo: «il calcio ha sempre avuto la stessa base filosofica – queste le parole di Carraro – che è sempre la stessa dalla terza categoria alla finale della coppa del mondo: e cioè che i giudici dell’incontro sono sempre un arbitro e due guardalinee. A mano a mano che si salgono le categorie, però, il fatto che chi guardava la partita da casa vedesse meglio di chi stava sul campo, stava producendo una situazione difficile. Urgeva quindi la necessità di porre rimedio». 
A moderare l’incontro, Ivan Zazzaroni e Xavier Jacobelli, che hanno il compito di condurre il pubblico dell’Auditorium lungo la storia dell’applicazione della tecnologia nel calcio: “In realtà - afferma il direttore del Corriere dello sport Zazzaroni - Tutto è nato da lamentele. Pozzo per primo ha finanziato un progetto per dare un supporto agli arbitri investendo così non solo per l'Udinese, ma per il mondo del calcio, e oggi il Var è realtà”. 
Xavier Jacobelli si focalizza invece sulle dinamiche di politica sportiva, quelle che hanno allungato i tempi di applicazione di un sistema in grado di supportare gli arbitri: "il primo avversario della moviola in campo è stato Blatter, e questo ormai è storia. L'Udinese invece ha avuto il merito di battersi affinché ci fosse una giustizia tecnologica. Ci sono dei meriti che il nostro calcio italiano ha: tra questi il fatto che il concetto di Var è nato qui: bravo Pozzo a insistere".
 
“Il papà del Var - dichiarata Francesco Ghirelli, attuale presidente della LegaPro - è Gianpaolo Pozzo. Lo dicono i documenti e le date: lui ha iniziato nel 2001, la Federazione lo seguì a partire dal 2004”. Il primo studio di fattibilità risale al 1999, Pozzo con il Cnr di Bari affronta la situazione da industriale: c’è la tecnologia, ci sono le condizioni per sperimentare e per brevettare. Brevetti che poi cederà alla Federazione, affinché facciano il proprio corso. Ma i tempi sono lunghi e si dovranno aspettare oltre 15 anni per giungere all’attuale Var, di cui parla Nicola Rizzoli, attuale designatore arbitrale: «Non parlo di moviola, preferisco parlare di tecnologia che assiste l’arbitro. È stato difficile gestire il passaggio da un arbitraggio di tipo classico a quello attuale a impronta maggiormente tecnologica, ma è una sfida necessaria: la video assistenza è strategica, ed è un supporto, non un nemico dell’arbitro”.